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ipse dixit


«Vabbe' che l'Italia è il Paese del trasformismo ma tutto ha un limite», sbottò Berlusconi all'idea che Dini voltasse gabbana. Gli amici di destra, però, si rilassino: la frase non è di ieri. E il Cavaliere non ce l'aveva, ovvio, con il «Lambertow» che ieri è accorso nel nuovo Pdl passando dopo 12 anni da sinistra a destra, ma con il «Lambertow» che passò da destra a sinistra. Si sa: chi se ne va è un ributtante opportunista, chi arriva un amato figliol prodigo. È la politica, baby. Certo, a sinistra c'è chi dirà che solo una manciata di settimane fa l'ex ministro degli esteri di Prodi, D'Alema e Amato aveva fondato il suo movimento liberaldemocratico spiegando che si collocava «naturalmente nel centrosinistra ». E chi ricorderà come lo stesso Cavaliere avesse a suo tempo marchiato Dini come «il maggiordomo di Scalfaro» che mascherava «il governo dei comunisti», Francesco D'Onofrio come «un ermafrodito» sulla via di diventare «transessuale», Umberto Bossi come un burattino in mano alle sinistre e Gianfranco Fini come «il ventriloquo di D'Alema».