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la cina non viola più i diritti umani, ma massacra i tibetani


Come ogni anno, gli Stati Uniti compilano la loro lista nera di Stati-canaglia. Corea del Nord, Birmania, Iran, Siria, Zimbabwe, Cuba, Bielorussia, Uzbekistan, Eritrea e Sudan. Ma, a sorpresa, scompare la Cina. A sei mesi dalle Olimpiadi di Pechino che dovevano essere l’occasione per dimostrare l’attenzione cinese ai diritti umani, Bush li assolve in anticipo. E dire che Amnesty, come tante altre associazioni, continua a pubblicare rapporti su rapporti.La risposta grata della Cina non si è fatta attendere: la manifestazione pacifica dei monaci buddisti del Tibet viene repressa nel sangue, "I morti sono centinaia, e le strade sono piene dei cadaveri dei dimostranti su cui la polizia cinese e le forze speciali hanno aperto il fuoco".Notizie confuse e contraddittorie continuano ad arrivare dal Tibet, come sempre accade quando le voci devono filtrare attraverso le maglie di una pesantissima censura come quella imposta dal governo cinese. Quel che è certo, è che la strategia di Pechino nell'affrontare le rivolte popolari è cambiata. Nello Xingjiang, la regione ai confini con l'Afghanistan dove a ribellarsi è la popolazione musulmana, si utilizzano gli idranti per sedare le proteste. In una zona dove la temperatura può arrivare a 12-15 gradi sotto lo zero la folla vinene circondata, inzuppata e lasciata congelare in strada in modo da attribuire i decessi alle rigide temperature, in Tibet si spara ad alzo zero per le strade.