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ecco gli eserciti alle comore


Come avevo scritto un paio di giorni fa ecco i venti di guerra sulle isole comore: un primo gruppo di truppe dell'Unione Africana è arrivato oggi nell'isola delle Comore Moheli. Le truppe, composte da 200 soldati sudanesi e 150 della Tanzania, vanno ad affiancarsi ai soldati comoriani già pronti a lanciare un'offensiva contro l'isola ribelle di Anjouan. Il governo federale dell'arcipelago non ha riconosciuto l'elezione presidenziale del giugno dello scorso anno che ha visto vincitore il colonnello Mohamed Bacar che, però, si è rifiutato di lasciare il potere e di aprire un dialogo con le autorità.Ma facciamo un passo indietro:Sono rimasti circa ottocento poliziotti a difendere Bacar, vincitore lo scorso luglio delle presidenziali ad Anjouan, mai riconosciute però dal governo delle Comore perché tenutesi senza l'avallo del potere centrale. Esaurite tutte le possibili opzioni diplomatiche, l'Ua si è decisa a supportare militarmente il governo legittimo, il quale da mesi minacciava un'offensiva contro il presidente “ribelle”, che rifiuta di dimettersi. L'esecutivo, che ha schierato circa mille uomini (ironia della sorte, la maggioranza dei quali provenienti da Anjouan) nella vicina isola di Moheli, intende chiudere i conti entro il 30 marzo. E a Bacar che, messo alle strette, negli ultimi giorni aveva ventilato la possibilità di organizzare nuove consultazioni, il governo federale ha risposto promettendo di intentargli un processo per crimini di guerra e contro l'umanità.
Indipendenti dal 1975, le Comore hanno una storia singolare: detengono il record di colpi di stato tentati (ben 19 in 33 anni di storia), hanno l'Europa a 70 km di distanza pur essendo nel mezzo dell'Oceano Indiano (Mayotte fu l'unica isola dell'arcipelago a decidere di rimanere sotto la Francia al momento dell'indipendenza, e questo l'ha fatta diventare una delle principali rotte dell'immigrazione clandestina) e hanno già vissuto una guerra di secessione, scoppiata nel 1997 nelle isole di Moheli e Anjouan e conclusasi solo nel 2001. Da allora, per preservare l'unità del povero arcipelago, le cui uniche entrate provengono dal turismo e dalle esportazioni di vaniglia, è stato ideato un complesso sistema che concede un presidente a ogni singola isola, più un capo di stato della federazione scelto a rotazione tra le tre isole dell'arcipelago. Un sistema che ha retto nelle elezioni nazionali del 2005, ma che nella vicenda Bacar ha mostrato le prime serie crepe.