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haiti e birmania, crisi dimenticate


solo qualche giorno fa scrivevo fiducioso dei piccoli miglioramenti che si registravano ad Haiti grazie al microcredito, purtroppo però la situazione è ancora molto difficile: settimana scorsa si sono tenute in tutto il paese molte manifestazioni contro il carovita. Era da molto tempo che la situazione non precipitava in questo modo. E per le strade fra i manifestanti sono ricomparse armi leggere. “Abbiamo fame. Fuori gli stranieri. Via i caschi blu”. Molti osservatori segnalano l’interesse politico di alcuni settori mafiosi che beneficiano dell’instabilità per operare con maggior libertà. L’assoluta mancanza di posti di lavoro (circa 80 percento di disoccupati) l’aumento brusco del costo della vita e l’assenza di infrastrutture e di sostegno statale sono elementi tali da poter provocare una rivolta in qualsiasi momento. Peacereporter mostra le foto degli scontri in piazza, gli altri media sorvolano.
Nelle stesse ore arriva una tragica notizia dalla Birmania/Myanmar: 54 birmani, che erano riusciti ad attraversare illegalmente il confine, sono rimasti soffocati all'interno del frigorifero di un camion per il trasporto del pesce. Al viaggio, organizzato dai trafficanti di lavoratori, sono sopravvissuti 67 altri disperati, molti dei quali però sono stati ricoverati in ospedale, in stato di semi-incoscienza. Dopo essere stata sulle prime pagine dei giornali per qualche giorno, questa nazione, che in parte ha una situazione simile a quella del Tibet è tornata nel dimenticatoio nonostante il 10 maggio si voti la costituzione (scritta dai militari) e nonostante gli impegni assunti a suo tempo dalle nazioni occidentali. Sarkozy che annuncia la non-presenza alla cerimonia di inaugurazione delle olimpiadi non dice però una parola contro gli affari che la Total francese fa con i dittatori birmani.