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la fao, l'iran, i biocarburanti e i nostri giornali


in questi giorni si sta tenendo a Roma il vertice dalla FAO, il direttore generale Diouf ha tuonato che adesso servono fatti e non più solo parole, ma questo suona molto strano se si pensa che è a capo di una delle organizzazioni mangi-soldi più grandi del pianeta. Una commissione di economisti guidata da Leif Christoffersen e voluta dalla stessa Onu, ha accertato che almeno la metà dei 784 milioni di dollari che la FAO spenderà nei prossimi due anni, cioè un milione di dollari ogni due giorni, è spesa per mantenere la struttura burocratica di questo colosso delle Nazioni Unite. La voce di spesa più grande è quella per "le riunioni dei dipendenti". Sviluppando programmi di prossimità e chiudendo questo colosso si avrebbero risultati immensamente superiori.Ma il vertice di Roma serve soprattutto ai capi di stato per mettersi in mostra e così Ahmadinejad si è messo a fare il gioco degli USA tuonando a ripetizione contro Israele e denunciando un piano di invasione USA contro l'Iran. Come scrivevo ieri è molto probabile che sia già iniziato il processo di formazione di un'opinione pubblica che possa sostenere la guerra contro l'Iran, ma così facendo Ahmadinejad sta solo facilitando il compito di Bush e soci oscurando quelli che sono i veri temi del vertice.Ieri ci sono stati due passaggi fondamentali, uno sfiorato ed uno ignorato dai nostri media. Il primo, quello del Segretario Generale dell'ONU Ban Ki-moon si può riassumere nelle parole produrre di più, produrre tutti: "Solo agendo in partenariato saremo in grado di superare questa crisi. Occorre agire oggi e agire subito perché la popolazione mondiale nel 2015 arriverà a 7,2 miliardi di persone".
L'altro, fondamentale, è quello di Lula che il corriere cita solo per "aver fatto un intervento di mezz'ora", ma se ne guarda bene di riferire cosa abbia detto. Lula de Silva è intervenuto pestando duro contro le ipocrisie dei paesi industrializzati che adesso scaricano il problema della fame sulla biobenzina, l’alcol utilizzato al posto della benzina, e sul biodiesel. Lula osserva che la prima ragione della fame nel mondo sono le barriere doganali che impediscono ai contadini del terzo mondo di vendere i loro prodotti e i finanziamenti pubblici con i quali i paesi ricchi fanno concorrenza sleale ai contadini del terzo mondo sovvenzionando l’agricoltura e quindi permettendo ai contadini dei paesi ricchi di vendere sottocosto i prodotti agricoli rendendo impossibile ai contadini dei paesi poveri di reggere alla concorrenza. Se semplicemente cancellassimo le barriere doganali e le sovvenzioni agricole i popoli del terzo mondo avrebbero modo di risollevarsi da soli dalla miseria. Sui biocarburanti Lula ha poi osservato che il Brasile ha un territorio incolto grande quanto Germania, la coltivazione di vegetali da cui trarre carburante in aree incolte e marginali dei paesi economicamente arretrati potrebbe essere una soluzione per rilanciare l’agricoltura nel terzo mondo e creare nuova ricchezza diffusa. Inoltre l’uso di biocarburanti abbassa il livello di inquinamento e le emissioni di Co2, in quanto l’anidride carbonica imprigionata dalle piante durante il loro periodo di crescita è la stessa liberata dalla combustione dei biocarburanti quindi si ottiene un bilancio zero del processo.E di tutto questo i nostri giornali ( ad eccezione del Sole 24 Ore) non riportano nulla: gli attacchi dell'Iran che fanno il gioco di Bush, la barzelletta di Berlusconi, il saluto del Papa. Perchè non dicono che la fame del mondo è colpa dei dazi che i ricchi impongono ai poveri? La fame del mondo è colpa nostra!