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gettate le armi di fianco a dei civili uccisi e avrete dei terroristi


Con il termine Drop Weapons s'intende la pratica delle armi che i militari lasciano accanto ai cadaveri dei civili uccisi nel corso di un'operazione. E' proprio così, per quanto sembri inquietante. Serve per non essere accusati di omicidio e processati. Prima si uccide, per sbaglio o meno, poi si poggia un'arma accanto alla vittima e la si trasforma in miliziano.In un documentario, attraverso le testimonianze dirette di marines Usa che hanno prestato servizio in Iraq, viene raccontata l'abitudine delle unità combattenti di portare sempre a bordo dei mezzi con i quali escono in pattuglia un po' di AK-47, il kalashnikov. Queste armi, diffuse sia in Afghanistan che in Iraq, provengono dai sequestri compiuti nelle abitazioni o nelle retate. E tornano buone, perché, come spiegano i militari intervistati, possono essere riutilizzate per ricostruire una scena del conflitto a fuoco differente dalla realtà. La catena di comando, in un gioco di tolleranza e/o istigazione, conosce alla perfezione l'abitudine dei militari e non ne ostacola l'applicazione. Non si può rischiare: ogni civile ucciso rappresenta un danno d'immagine per la politica. I militari vengono convinti della bontà dell'operazione. Siete giovani, siete sotto pressione, tutti possono sbagliare. Perché complicarsi la vita con un processo per omicidio?Clicca sulla foto per vedere un estratto del documentario sottotitolato in italiano.