ne abbiamo letto per forse due giorni sui giornali, di haiti, dei 560 morti (secondo le prime stime, ora si passa da1000 a 2000) e poi nulla. Ecco la situazione ad Haiti oggi:“Oltre il 65% degli haitiani vive nelle aree rurali e, di questi, l’82% vive in condizioni di povertà. Anche prima che gli ultimi quattro uragani distruggessero centinaia di ettari di coltivazioni pronte per il raccolto, i contadini di Haiti sopravvivevano con molto poco”. Sarah Wilson, dell’organizzazione non governativa ‘Christian Aid’, impegnata sul campo nell’assistenza alle vittime dei recenti uragani – 600 morti e un milione di sfollati – mette in luce un aspetto poco discusso dell’emergenza in corso ad Haiti, mentre l’Onu continua a lanciare appelli agli aiuti finora in larga parte disattesi dalla comunità internazionale. “Ci sono molte ragioni per questa povertà - ha detto Wilson - ma una delle più significative è la politica commerciale imposta dalle istituzioni finanziarie internazionali: nel 1994 la tariffa sulle importazioni di riso è stata abbassata dal 36 al 3% e questo ha aumentato le forniture di riso provenienti dai contadini statunitensi sovvenzionati per piazzare le loro eccedenze. Haiti è diventata dipendente dalle importazioni di riso perché i contadini locali non possono competere con quello acquistato dall’estero; la produzione interna è crollata e l’aumento globale dei prezzi dei generi alimentari ha colpito la popolazione molto duramente”. Modificare questo scenario, secondo l’esponente di ‘Christian Aid’, non sarebbe così difficile e comunque risulterebbe meno costoso che far arrivare per via aerea tonnellate di aiuti di emergenza per i prossimi mesi: “Investimenti per riparare ed estendere i sistemi di irrigazione si rivelerebbero essenziali per i contadini; anche le sementi e i fertilizzanti sono molto importanti: un piccolo aiuto esterno potrebbe consentire agli haitiani di far ricrescere il riso fino a quando non potranno ottenere un prezzo migliore”.
finestra aperta sulla crisi haitiana
ne abbiamo letto per forse due giorni sui giornali, di haiti, dei 560 morti (secondo le prime stime, ora si passa da1000 a 2000) e poi nulla. Ecco la situazione ad Haiti oggi:“Oltre il 65% degli haitiani vive nelle aree rurali e, di questi, l’82% vive in condizioni di povertà. Anche prima che gli ultimi quattro uragani distruggessero centinaia di ettari di coltivazioni pronte per il raccolto, i contadini di Haiti sopravvivevano con molto poco”. Sarah Wilson, dell’organizzazione non governativa ‘Christian Aid’, impegnata sul campo nell’assistenza alle vittime dei recenti uragani – 600 morti e un milione di sfollati – mette in luce un aspetto poco discusso dell’emergenza in corso ad Haiti, mentre l’Onu continua a lanciare appelli agli aiuti finora in larga parte disattesi dalla comunità internazionale. “Ci sono molte ragioni per questa povertà - ha detto Wilson - ma una delle più significative è la politica commerciale imposta dalle istituzioni finanziarie internazionali: nel 1994 la tariffa sulle importazioni di riso è stata abbassata dal 36 al 3% e questo ha aumentato le forniture di riso provenienti dai contadini statunitensi sovvenzionati per piazzare le loro eccedenze. Haiti è diventata dipendente dalle importazioni di riso perché i contadini locali non possono competere con quello acquistato dall’estero; la produzione interna è crollata e l’aumento globale dei prezzi dei generi alimentari ha colpito la popolazione molto duramente”. Modificare questo scenario, secondo l’esponente di ‘Christian Aid’, non sarebbe così difficile e comunque risulterebbe meno costoso che far arrivare per via aerea tonnellate di aiuti di emergenza per i prossimi mesi: “Investimenti per riparare ed estendere i sistemi di irrigazione si rivelerebbero essenziali per i contadini; anche le sementi e i fertilizzanti sono molto importanti: un piccolo aiuto esterno potrebbe consentire agli haitiani di far ricrescere il riso fino a quando non potranno ottenere un prezzo migliore”.