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Le auto elettriche, la bolivia e l'ambiente


A volte la nostra percezione della realtà è distorta dall'attualità e dell'europa-centrismo, così si perde lo sguardo sulla prospettiva futura e su ciò che il progresso comporta in altre parti del mondo. Il caso dell'auto elettrica è emblematico.
Sono da anni in attesa di vedere una distribuzione di massa delle auto elettriche e ibride, che si ricaricano con le frenate o con pannelli solari, e forse sembra che il momento stia arrivando. In tutti i saloni dell'auto vengono presentate ibride da ogni marca, marchi trend come la Mini o la Smart si preparano per il lancio in grande stile nel 2009, evidentemente un paio di anni con il petrolio molto alto e gli investimenti di amministrazioni attente come quella della California, hanno velocizzato i tempi. Ma adesso sorge un nuovo problema, che non mi ero mai posto: da dove viene il litio per le batterie delle auto elettriche? Da un team di ricercatori della Corea del Sud arriva, infatti, una nuova tecnica per rendere le batterie al litio il 90 per cento più efficienti di quelle attuali, il segreto della nuova tecnologia risiede nell’utilizzo nell’elettrodo negativo di particelle tridimensionali di silicio poroso, costituite da silice e fluoruro di idrogeno, al posto della grafite.Il litio è quindi al centro dello sviluppo futuro dell'industria dell'automobile. Il litio inoltre è concentrato in pochissimi luoghi sulla Terra, fra cui la Bolivia e il Tibet. Man mano che si è cominciato ad usarlo per le batterie di computer e cellulari il suo prezzo è salito. Nel 2003 costava 350 dollari la tonnellata, ora 3.000.
Ma non è solo una questione di costi, ma anche di riserve. E il 50% delle riserve conosciute sfruttabili di litio si trova in Bolivia, per la precisione nei laghi salati prosciugati (salar) sulle Ande e in particolare nel remoto Salar de Uyuni, la più grande distesa salata del mondo a 3.650 metri di quota, un'area ad alta protezione ambientale. E' importante capire cosa nel pensa la Bolivia rispetto all'estrazione di questo fondamentale elemento.Evo Morales, il presidente boliviano, ha le idee molto chiare a tal proposito: dopo aver nazionalizzato le compagnie di estrazione dei gas e quelle telefoniche ed aver utilizzato i proventi per finanziare un piano di lotta alla povertà estrema, non intende regalare il litio a compagnie straniere. Compagnie che si sono già mosse, infatti il 23 ottobre si è tenuto nel palazzo presidenziale un incontro con i rappresentanti del governo francese (ambasciatore e consigliere economico per Perù e Bolivia), Morales e i delegati della Bollorè/Pininfarina (campagnia italo-francese che sta per lanciare l'auto elettrica BlueCar). La risposta del Governo è stata chiara: la fase di estrazione e di trasformazione del litio in carbonato di litio, sarà controllata dal governo boliviano attraverso una propria compagnia, mentre stanno cercando dei partner per la fase di trasformazione in idrato di litio e litio metallico.
I nomi che si muovono sono tanti, oltre alla Bolloré, ha già fatto un'offerta concreta la Mitsubishi, metre sono interessate alle batterie al litio anche General Motors, Toyota, Mercedes, BMW e Volkswagen.Mentre sembra che il saccheggio di materie prime dell'America Latina sia finito e mentre si prevede che la domanda di litio nei prossimi 5 anni si moltiplicherà per 5, rimangono due questioni in sospeso, una ambientale, una geo-politica.Ma la Bolivia vuole farlo? Al momento non sembra. «I leader del mondo capitalista devono cambiare modo di pensare», è l'opinione del ministro Eschazu. «Se tutto il mondo consuma come il Nord America, con un'auto a testa, prima o poi si incepperà». Inoltre è vero che le batterie al litio faranno diminuire le emissioni di CO2 delle auto, ma «gli impianti di litio producono grandi quantità di biossido di zolfo», avverte Eschazu, «un'industria altamente inquinante. Quindi non so se questa sia la soluzione migliore».Quella politica, invece, è: quanto durerà Morales? Il primo presidente indios ha già resistito a un golpe civile e ad un'estate calda da parte delle provincie autonomiste ricche di gas naturale, ha provveduto all'espulsione dell'ambasciatore americano e della DEA (il corpo contro il narcotraffico targato USA), sta cercando di impedire in ogni modo agli Stati Uniti di interferire sulle sue scelte politiche, ma sappiamo che rischia molto. Spero che nulla accada prima dell'insediamento di Obama...