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La Germania ha rispettato Kyoto, l'Italia punta a peggiorarlo


A metà dicembre i capi di Stato e di governo dell'Ue si riuniranno in un vertice per discutere i nuovi obiettivi del pacchetto clima ed energia. Mentre l'Italia è impegnata in estenuanti trattative per rendere più flessibili e meno rigidi i target del programma 20-20-20 (- 20% di emissioni di CO2, + 20% di energia da fonti rinnovabili e incremento del 20% dell'efficienza energetica al 2020), la Germania comunica di aver raggiunto con 4 anni di anticipo gli obiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto, anzi di averli migliorati.Ora la Germania punta a migliorare ulteriormente i già ottimi risultati e a ridurre le emissioni di gas serra del 30 per cento entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990. In compenso finora il Governo italiano si è opposto al pacchetto energia e clima e all'approvazione di un Regolamento comunitario efficace per la riduzione delle emissioni di CO2 dalle automobili nuove vendute in EuropaIn Italia invece siamo ancora molto lontani dagli obiettivi: secondo il Protocollo di Kyoto entro 2012 avremmo dovuto ridurre le emissioni del 6,5% rispetto ai livelli del '90 mentre le abbiamo aumentante del 12%. Assumiamo sempre più la parte della pecora nera tra i paesei europei infatti come già detto la Francia doveva ridurli del 21% e li ha già ridotti del 22.4%, la Gran Bretagna a fronte di un impengo di riduzione del 12.5% le ha ridotte del 15.1%, mentre al Francia, che non ha nessun obiettivo di riduzione le ha ridotte del 3.5%. (dati ONU)Il nostro Governo sostiene che investire sul rinnovabile sarebbe un danno per l'economia (e ai polmoni non pensa?) ma ecco cosa scrivono gli operatori del settore:"Il settore delle energie rinnovabili che rappresentiamo, è uno dei più dinamici ed in più rapida espansione dell’industria europea: ad oggi conta oltre 400.000 addetti (molti dei quali in Italia) e ha un giro d’affari superiore a 45 miliardi di euro. Noi riteniamo che l’ingresso dell’economia italiana in una nuova era energetica, con approvvigionamenti sostenibili, sicuri ed a costi prevedibili, rappresenti più un vantaggio che un onere per il Paese." e poi "Più che come una necessità, queste misure dovrebbero essere intese positivamente come l’opportunità per le imprese italiane di entrare nel business delle rinnovabili: un business che tra 2006 e 2007, a livello globale, ha registrato una crescita di investimenti pari al 60%. Solo nel 2007, più di ottanta miliardi di euro sono stati investiti in nuova capacità produttiva,impianti manifatturieri, ricerca e sviluppo."Sarebbe ora di ascoltarli!