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Efficienza energetica: uno sguardo sull'europa


Prima o poi si faranno affari sulla mitigazione del cambiamento climatico, e forse allora si darà inizio alla ristrutturazione ecologica del pianeta. Ma questa tendenza va agevolata, come hanno ben compreso il presidente eletto Obama e l’intera Unione Europea, che stanno per varare nuove direttive sull’efficienza energetica degli edifici. Purtroppo l’Italia si pone oggettivamente fuori del contesto internazionale, in una posizione ancora più isolata anche rispetto alle recenti prese di posizione sugli obiettivi del protocollo di Kyoto. Il nostro patrimonio edilizio, per esempio, è il più energivoro d’Europa e negli edifici residenziali utilizza il doppio dell’energia usata nei migliori paesi europei (150 kJ/m2 contro 65-75 kJ/m2). Ma non sembra un fatto positivo se il cittadino virtuoso, che avrebbe contribuito a tagliare le nostre emissioni clima-alteranti, vede aumentare il proprio carico fiscale, invece che diminuire la propria bolletta. Invece dei bonus una tantum, il finanziamento degli interventi sul risparmio energetico consente un taglio più significativo e duraturo sui costi e sui consumi energetici. E i benefici economici sarebbero molti: per lo 0,1% del Pil al 2020, l’adeguamento dell’Italia alle direttive comunitarie riduce l’importazione di combustibili fossili (risparmio di 12,3 milioni di euro), i costi del controllo emissioni (-1,5 milioni), le malattie e fa crescere i posti di lavoro (+0,3%). Il 27 ottobre 2008 i sindaci delle maggiori città europee hanno firmato la dichiarazione sul riscaldamento climatico. Vi è lì la proposta di costruire nuovi “quartieri ecologici”: zone con una particolare quantità di alberi e piante e un limitato impatto ambientale. Le infrastrutture “ambientali” dovrebbero permettere l’utilizzo e il riutilizzo efficiente di calore e acqua. La dichiarazione promuove anche la costruzione e la ristrutturazione di “edifici ecologici”. Queste strutture sono composte da materiale ecologico e hanno un’elevata efficienza energetica: disperdono, quindi, poco calore. E veniamo ora al pacchetto-energia proposto da Barroso e Sarkozy: I costi che oscillano nella valutazione della Commissione tra lo 0,51% e 0,66% del Pil sono più elevati di quelli di altri Paesi UE, quali Germania e U.K. nonostante la nostra minore intensità energetica, le minori emissioni e consumi per abitante a ragione della struttura del nostro sistema energetico. Conta molto per noi la bassa efficienza negli usi finali dell'energia, a cominciare dal residenziale, ma anche dei trasporti, industria e servizi. Gli interventi sull'efficienza degli usi finali, l'uso delle energie rinnovabili sviluppate in maniera integrata rispetto ai settori applicativi, come sta già accadendo nel residenziale, avrebbero importanti effetti moltiplicativi sull'economia, oltre a quelli di riduzione delle emissioni. Tutto questo per dire che se l'Italia non vuole diventare la patria della CO2 non può permettersi di avere nel proprio pacchetto anti-crisi l'articolo 29 che pone tetti incredibilmente bassi ai finanziamenti per migliorare l'efficienza energetica degli edicifici. Se hai un blog partecipa alla Catena (metti un post e linka tutti gli altri anelli, poi segnalalo qui, nei commenti), fai in modo che in comune, provincia e regione si discuta del tema e magari fai un giro oggi alle 11 in piazza Montecitorio chiedendo la cancellazione dell'art 29. Puoi anche iscriverti alla causa su Facebook e firmare la petizione on-line. Ma soprattutto non dimenticare questo sito perchè a breve ci saranno novità!