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Le strade per uscire dalla crisi: energie alternative e microcredito


Forse i nostri governi ragionano con mentalità vecchie davanti a una crisi nuova che ha già cambiato l'economia e la finanza, e allora le misure salva banche, salva auto, salva status quo rischiano soltanto di essere palliativi e non soluzioni.
Un esempio interessante viene dai maggiori produttori di petrolio: per la prima volta nella sua storia l'Arabia Saudita esprimerà oggi un sostegno ufficiale allo sviluppo delle energie alternative ma, al tempo stesso, ribadirà l'intenzione di appoggiare i piani di riduzione dell'output in sede Opec così da garantire una risalita del prezzo del barile per lo meno fino a quota 75 dollari. Il pacchetto clima-energia e gli obiettivi al 2020 sono un'occasione importante per una svolta energetica anche in Italia e sulla quale va superata una posizione di retroguardia che rischia di far perdere un appuntamento storico. Le recenti norme che aboliscono la certificazione energetica obbligatoria in campo edile e la sostanziale abolizione degli sgravi per le ristrutturazioni energetiche vanno nella direzione diametralmente opposta a quella necessaria, e per di più contraggono la domanda dei relativi beni e servizi, con effetti contrari a quelli necessari per uscire dall'attuale recessione economica. Su questo la Catena di Blog (89) sta facendo la sua parte nel far pressione sui nostri Parlamentari. Continuate a promuoverla e a far crescere gli anelli. (bastano 30 minuti per la rivoluzione)Mentre tutti i giornali ieri parlavano di un 5% di famiglie italiane sotto la soglia di povertà, nessuno avanzava una possibile soluzione, che già esiste, è sperimentata e funziona: il microcredito. Molto più impegnativo dell'assistenzialismo della Social Card da però risultat duraturi e sostanziali. L'Italia ha un tasso di esclusione finanziaria altissimo (il 25% secondo la Banca mondiale), ma il microcredito è ancora una risorsa per pochi (circa ottomila persone), che però è in crescita. Rete italiana di microfinanza ha lanciato una proposta alle banche italiane: destinare il 3 % dei loro impieghi bancari (circa 1500 miliardi di euro) a strumenti finanziari pensati per chi non ha accesso al credito. Staremo a vedere la risposta.