ilKuda - www.kuda.tk

Striscia di Gaza e crisi petrolifera del 1973


Al rientro dalla vacanzina in Francia trovo con dispiacere che una delle mie profezie terribili, l'aggressione di Israele a un paese arabo prima del 20 gennaio 2009, che avevo fatto ad agosto, si è drammaticamente verificata. Il popolo più perseguitato degli ultimi cinquant'anni, quello palestinese, subisce un'ennesima invasione, Piombo Fuso, con spari nelle piazze e bombardamenti nel mezzo dell'impotenza generale e con la benedizione dell'uscente Bush. Peacereporter, che sta cercando di dare una copertura degli eventi dal punto di vista dei bombardati, si chiede: dove sono gli arabi?Per rispondere a questa domanda, sono convinto, bisogna risalire alla nascita dell'OPEC, alla crisi petrolifera del 1973 e all'affare riciclaggio denaro saudita.Vi pregherei di seguirmi, non è semplice: negli anni sessanta nacque l'OPEC come contromisura alle politiche delle Sette Sorelle che collaboravano per mantenere bassi i prezzi del petrolio e quindi i diritti che queste dovevano ai paesi produttori. Nel 1973 al culmine di una serie di azioni si arrivò all'embargo che chiarì all'occidente che doveva trovare una contromisura che gli permettesse di svincolarsi dal ricatto.
La contromisura che trovarono è il principale motivo del non intervento oggi degli altri paesi arabi a difesa di Gaza. Quasi subito la fine dell'embargo gli USA iniziarono a negoziare con l'Arabia Saudita offrendogli sostegno tecnico ed addestramento militare in cambio di petrodollari. Si arrivò a fondare la United States-Saudi Arabian Joint Economic Commision (JECOR) forse il più vasto accordo economico mai stipulato. L'operazione attirò l'Arabia nell'orbita statunitense, il fior fiore degli economisti americani formulò fantastiche previsioni di sviluppo per l'economia saudita in seguita ad enormi lavori strutturali che aziende usa avrebbero realizzato pagate dai proventi del petrolio. In pratica si garantiva che i soldi che i sauditi guadagnavano dall'oro nero venissero spesi a favore di aziende americane. Ma questo non bastava, mancava infatti un secondo passaggio, cruciale. Il progresso tecnologico, infatti, provocò la reazione dei mussulmani conservatori e accrebbe le paure dei paesi confinanti accrescendo quindi le esigenze militari dell'Arabia Saudita, esigenze che solo l'esercito USA era in grado di soddisfare. Di fatto l'Arabia si impegnava a tenere bassi i prezzi del petrolio e a scongiurare altri embarghi e gli Stati Uniti garantivano la permanenza al potere delle casa reale di Suad. Ma il vero colpo di genio fu esigere che l'Arabia Saudita si impegnasse ad acquistare titoli di stato americani, in cambio gli interessi guadagnati dai titoli sarebbero stati spesi dal Ministero del Tesoro USA per consentire all'Arabia Saudita stessa di modernizzarsi, cioè pagando le aziende americane che avrebbero realizzato gli importanti lavori strutturali della cui necessità gli USA avevano convinto i sauditi.In pratica dal 1975 ad oggi i soldi sauditi sono investiti in titoli si stato americani, quindi legati all'andamento dell'economia statunitense, ciò spiega perché non faranno mai alcun tipo di ritorsione contro gli USA, anche quando questi votano contro la mozione dell'ONU in difesa dei civili palestinesi.Maggiori informazioni si possono trovare cercando "saudi arabian money-laundering affair"Infine una piccola postilla sull'Iran che rubo dal blog Il derviscio:
"L’Iran puó contare su importanti giacimenti di petrolio al sud, un robusto sviluppo industriale al nord, un sistema di pipeline che potrebbe assicurare il trasporto del greggio caucasico a Shatt el Arab a prezzi stracciati. Il programma nucleare, giá patteggiato dallo scià Reza Pahlevi a metá degli anni sessanta con l’allora Repubblica Federale Tedesca, è arrivato ormai alla fase finale e potrá garantire energia all’industria in espansione. Dopo l’occupazione dell’Irak da parte delle truppe alleate, l’Iran è diventato punto di riferimento politico della maggioranza sciita e interlocutore primo nella complessa e delicata struttura politica di Bagdad. L’Iran ha bisogno al suo interno di un momento di aggregazione di tutte le forze e correnti politiche e lo trova nella “lotta all’imperialismo sionista” elargendo finanziamenti sufficienti e qualche centinaio di vecchi missili al partito degli Hizbollah, in grado di costituire una seria minaccia ai confini a Nord di Israele."Morale? Non c'è, tranne che ancora una volta a pagare non sono i ricchi arabi o i ricchi israeliani o i ricchi americani, ma i poveri profughi palestinesi, i poveri soldati israeliani e i coloni usati come scudo, e i poveri di tutto il mondo che vedono migliorare la propria posizione sono con poliche di pace, ma la pace porta, spesso, la democrazia e questa è una cosa che non si può accettare!