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La Chiesa ha molto da dire, su immigrati, economia, lavoro


Il cardinale Carlo Maria Martini ricorda: «Occorre vigilare perché non vengano usate formule che ci riportino indietro rispetto al concilio Vaticano II», con un articolo apparso il 2 febbraio del 2008 su La civiltà cattolica.A proposito dell'economia, ad esempio, la Gaudium et spes riafferma la centralità del lavoro, «di valore superiore agli altri elementi della vita economica, poiché questi hanno solo valore di strumento». Così com'è attualissimoil richiamo che riserva ai politici: «I partiti devono promuovere ciò che è richiesto dal bene comune; mai è lecito anteporre il proprio interesse a tale bene».E a quanti, per meschini calcoli elettoralistici alimentano e cavalcano le ondate di xenofobia, il Concilio ricorda: «Ogni genere di discriminazione circa i diritti fondamentali della persona, sia in campo sociale che culturale, in ragione del sesso, della razza, del colore, della condizione sociale, della lingua o religione, deve essere superato ed eliminato, come contrario al disegno di Dio».Scrive Famiglia Cristiana: "Il soffio ringhioso di una politica miope e xenofoba, che spira nelle osterie padane, e' stato sdoganato nell'aula del Senato della Repubblica. ... Nessuno ha colto il suo grido d'allarme e l'Italia precipita, unico Paese occidentale, verso il baratro di leggi razziali, con medici invitati a fare la spia e denunciare i clandestini (col rischio che qualcuno muoia per strada o diffonda epidemie), cittadini che si organizzano in associazioni paramilitari, al pari dei "Bravi" di don Rodrigo, registri per i barboni, prigionieri virtuali solo perche' poveri estremi privi di permesso di soggiorno a punti e costosissimo"."Eppure - conclude il periodico dei Paolini - nessuna indignazione da parte dei cattolici della maggioranza, nessun sussulto di dignita' in nome del Vangelo: peccano di omissione e continuano a ingoiare 'rospi' padani senza battere ciglio, ignari della dottrina sociale della Chiesa.Questa è la mia Chiesa.