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Tata nano, l'auto low cost che inquina e mette in ginocchio l'India


Ma come, ieri i giornali ne parlavano come un sogno che si avvera, un'auto a soli 1500 euro per concedere il lusso della macchina al miliardo e passa di indiani che non l'hanno, allora perchè questo titolo?Primo, dobbiamo andare verso una società che supera l'auto privata come mezzo privileggiato di spostamento, la Tata Nano ha un motore molto inquinante (infatti per sbarcare in Europa avrà bisogno di molti accorgimenti che faranno lievitare il prezzo a 5.000 euro).Secondo, chiediamoci dove e come viene costruita, ne avevo parlato a gennaio 2008. Un anno fa la rivista cartacea di Peacerepoter dedicava agli stabilimenti Tata-Fiat in Benagala Occidentale un lungo e prezioso servizio che oggi mette on line e che invito a leggere. Ne riporto alcuni passaggi, invitandovi ad abbonarvi a Peacereporter.
la multinazionale indiana Tata Motors a Singur pretende mille acri per impiantare una fabbrica di utilitarie a basso costo con la collaborazione della Fiat. (...) A Nandigram, distretto di East Medinipur, sempre in Bengala Occidentale, la notte tra il 6 e il 7 gennaio 2007 squadracce del Cpm assaltano con bombe e armi da fuoco i contadini che difendono i loro campi dal tentativo d'esproprio a favore della multinazionale chimica indonesiana Salim.Decine di migliaia di famiglie vedono perciò come destino più probabile quello di andare a ingrossare le baraccopoli di Calcutta e delle altre grandi città indiane. Le ricadute occupazionali dei nuovi insediamenti industriali sono ben esemplificate dalle recenti dichiarazioni di Debasis Ray, responsabile comunicazioni della Tata Motors, riguardo alle possibili assunzioni alla Tata di Singur dei contadini rimasti disoccupati a causa dell'esproprio: "Per ora non siamo in grado di fare promesse, ma di sicuro alcune persone di quell'area potranno essere assunte".In una società dove la maggioranza della popolazione vive di agricoltura, i piani di conversione di milioni di acri ad usi non agricoli (impianti industriali, strade, infrastrutture, edilizia) saldano la devastazione del territorio a quella sociale per la gloria di uno sviluppo di cui beneficeranno i pochi e che emarginerà i molti.Questi piani sono parte di una guerra di ‘autocolonializzazione', come è stata definita recentemente dalla scrittrice Arundhati Roy.E in Italia, coinvolta in questa vicenda tramite la Fiat, cosa si dice di queste violenze? Silenzio assoluto.Il responsabile comunicazione del gruppo Fiat, sollecitato ad esprimersi sui fatti di Singur, ha risposto: "Da dove arrivano (le auto) e come vengono fatte non ci riguarda". (...) Da noi deve andar di moda la ‘Shining India', quella del boom economico, quella del software avanzato.