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Ritorno al carbone


Con l'approvazione da parte del Senato, lo scorso 8 aprile, del decreto legge sugli incentivi, è divenuto legge quello che WWF, Legambiente e Greenpeace, hanno definito "un provvedimento killer per l'ambiente", ossia la riduzione dei vincoli per la conversione delle centrali elettriche ad olio combustibile in impianti a carbone, contenuto in uno degli emendamenti al suddetto decreto.In particolare, la norma interessa la centrale Enel di Porto Tolle, che potrà essere convertita in una struttura a carbone, in evidente contrasto con la politica energetica che l'Italia dovrebbe praticare per recuperare i ritardi rispetto agli obblighi di riduzione dei gas serra previsti dal protocollo di Kyoto.Le tre maggiori associazioni ambientaliste italiane hanno posto l'accento sugli effetti devastanti di una eventuale conversione a carbone della struttura di Porto Tolle, posta nel bel mezzo del parco naturale Delta del Po, riconosciuto dall'UNESCO patrimonio dell'umanità.Oltre ai danni dovuti al passaggio di 3000 chiatte all'anno per portare il carbone all'impianto, la conversione della centrale comporterebbe un notevole incremento della produzione di CO2. Tra i combustibili fossili il carbone è infatti quello con le maggiori emissioni di anidride carbonica - più che doppie rispetto a quelle di un ciclo combinato a gas - e quello maggiormente responsabile del riscaldamento climatico globale.Invece che puntare sulle rinnovabili, come USA, Germania e altri Paesi leader nel mondo, l'Italia torna al carbone e al nucleare, una scelta di retroguardia che non tiene conto dello scenario internazionale di promozione delle tecnologie verdi in campo energetico e ambientale. Siamo al Medioevo energetico.