Li chiamano ecoprofughi, e sono l'ultimo tassello in ordine di tempo che si unisce al complicato mosaico dei mutamenti climatici. Secondo l'Unhcr, l'agenzia Onu per i rifugiati, il fenomeno è destinato a subire un aumento esponenziale: nel 2050, il mondo potrebbe ritrovarsi a gestire la migrazione forzata di 200-250 milioni di persone da terre inaridite o completamente sott'acqua, devastate dal surriscaldamento o dalla deforestazione.Sono 18 milioni le persone che ogni anno, nel mondo, vengono colpite da disastri naturali; la quasi totalità (98%) si concentra nei Paesi in via di sviluppo. Basta un grande fiume che, gonfiato da un monsone anomalo, esca dal suo alveo per distruggere case, campi, fonti di sostentamento di intere nazioni. Le piogge torrenziali che hanno flagellato la Namibia dal gennaio di quest'anno sono le dirette responsabili dell'esodo forzato di 350.000 contadini e allevatori: il 50% delle strade sono danneggiate, a rischio il 63% dei raccolti. Tra il 1997 e il 2020, nella sola Africa subsahariana le stime parlano di 60 milioni di migranti per la desertificazione.