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Notizie che avrebbero dovuto esserlo


CinaE' stato un massacro, con un numero di vittime già nettamente più alto delle rivolte del marzo 2008 in Tibet: a Urumqi, la capitale della provincia autonoma dello Xinjiang, ieri sera una manifestazione di protesta da parte della minoranza uigura è degenerata in scontri con le forze dell'ordine. Il bilancio provvisorio, fornito dall'agenzia Nuova Cina, è di 140 morti, oltre 800 feriti e 300 persone arrestate. Ma questa volta non si sono viste le parate di vip pronti a mettersi un segno di solidarietà addosso. E, nello stesso giorno, il nostro primo ministro incontra il presidente cinese e parla tranquillamente di economia. Cosa avrebbe fatto un Sarkozy qualunque?AghanistanMaryam ha 5 anni. E' nata a Taywara, nella provincia centrale di Ghowr. Ma poi la sua famiglia, nella speranza di fuggire dalla miseria, è emigrata nella provincia meridionale di Helmand, finendo a vivere nel campo profughi di Mahajor, alle porte di Lashkargah. Alle tre di mattina del 27 giugno, tutti sono stati svegliati dalle urla della piccola Maryam, schiacciata sotto uno scatolone da venti chili pieno di volantini informativi delle forze di occupazione Nato, lanciato da tremila piedi di altezza. Normalmente questi contenitori si aprono durante la caduta lasciando piovere il loro contenuto. Ma questa scatola, evidentemente, era difettosa. Tranne Peacereporter, silenzio assoluto.PalestinaLa guerra a Gaza non è finita. L'ultima vittima, in ordine di tempo, degli scontri fra Israele e i miliziani palestinesi è Hyam Ayash, una ragazza di diciassette anni, colpita dal fuoco israeliano. La giovane era residente del campo profughi di Deir al-Balah e al momento dello sparo si trovava in una zona centrale della città di Gaza, vicino al confine israeliano, teatro in quel momento da uno scontro fra le due truppe.Nel contempo un'altra donna, nella zona ovest, era stata colpita e ferita dai soldati israeliani perchè portava con sè una pistola giocattolo e si avvicinava ad un checkpoint. Poi quando lo scontro si allarga tutti pronti a lamentarsi che i giornalisti non possono entrare a Gaza, ci fossero oggi forse avrebbero molte cose da raccontare.