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Venti giorni dal Golpe in Honduras, a chi interessa più?


Dopo che ci hanno raccontato delle simpatie atalantine del bergamasco Micheletti e dopo che han dipinto Zelaya come un pericoloso bolivariano in cerca del governo perpetuo non c'è più giornale o tg che dica due parole sulla situazione in Honduras. E' un tema non adatto per la televisione estiva che però dedica puntata di Porta a Porta allo scottante tema degli amori tra famiglie reali d'Europa, manco fossimo al Congresso di Vienna.Eppure la situazione non migliora. Un governo golpista ha indetto un nuovo coprifuoco allo scopo di evitare nuove manifestazioni di persone che chiedono il rientro del loro presidente legittimo. Zelaya, dopo che il presidente del Costa Rica non è riuscito a far sedere al suo stesso tavolo anche il golpista, invita il popolo alla resistenza affermando dal Guatemala che "L'insurrezione è un diritto del popolo" che deve far valere "i loro diritti costituzionali". In America Latina sono tutti in fermato, il boliviano Evo Morales ha affermato che "Quello che volevano che succedesse l'anno scorso in Bolivia, cioè, una rivolta di civili, sta adesso succedendo in Honduras. Si tratta di una aggressione, una provocazione dell'Impero". Ma poi ha assicurato, "il colpo resterà per alcune settimane, ma poi i golpisti cadranno". Chi mi segue da un po' sa che nel mese di agosto 2008 vi ho predetto e poi raccontato il tentato golpe in Bolivia.Micheletti ha dichiarato ieri che nel paese si starebbe distribuendo armi per istigare il popolo alla rivolta e poi si è detto disponibile a dimettersi nel caso in cui Zelaya dovesse rinunciare a rientrare nel paese, al suo posto verrebbe eletto Rivera, presidente della Corte Costituzionale, cioè, non cambierebbe nulla rispetto allo stato attuale.