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45 giorni di golpe in Honduras: i Clinton dientro le quinte?


Il golpe in Honduras, dopo 450 giorni, ancora vive e prospera, tra repressione e violenza, nella stanchezza dell'opinione pubblica internazionale, in altre faccende affaccendate.Ma cosa c'è dietro a questo colpo di Stato che sembrava dovesse finire un istante dopo le immediate dichiarazioni di condanna dei governi democratici di mezzo mondo, Usa compresi?Il golpe in Honduras ha avuto due obiettivi, uno eclatante, l'altro in tipico stile 007. Il primo era liquidare l'anello più debole dell'Alternativa bolivariana per le Americhe (Alba). Il secondo era destabilizzare l'intera regione centroamericana, rafforzando il Plan Merida e creare dal Messico alla Colombia un corridoio per la dominazione Usa, convertendo la Colombia del fedele Alvaro Uribe nella testa di ponte per controllare Venezuela, Ecuador, Brasile e il Caribe tutto.Se si guarda l'entourage del golpista Micheletti i conti sono presto fatti. Tra i suoi consiglieri ha due degli aiutanti principali di Bill Clinton. Uno è Lanny Davis, che lo sostenne durante lo scandalo Lewinsky, che è stato l'uomo di ferro accanto a Hillary Clinton durante lo scontro elettorale contro Obama, e che è nientemeno che il referente del Consiglio hondregno delle Imprese private, crogiolo dell'oligarchia golpista. L'altro è Bennet Ratcliff, braccio destro dell'ex presidente democratico.La crisi honduregna va letta dunque come il primo indebolimento serio made in Washington del medesimo Obama, che qualcuno vorrebbe relegare a un ruolo di facciata, senza nessuna possibilità di iniziativa, con una politica estera controllata in tutto e per tutto dal Dipartimento di Stato e quindi dalla Clinton?