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Honduras, la terza fase della resistenza


Inizia una terza fase nella lotta del popolo honduregno contro il golpe militare. Dopo i tentativi di mediazione, ora il presidente Zelaya sta cercando di rientare in patria, accompagnato dai movimenti sociali, nonostante la repressione che si faccia sempre più feroce.
Mercoledì la polizia è tornata a reprimere con violenza i manifestanti all'Università Nazionale Autonoma d'Honduras. Dopo aver negato martedì l'entrata al candidato presidenziale per il Partito Liberale, Elvin Santos, mercoledì sarebbe stato il turno del candidato per il Partito Nazionale, Pepe Lobos, ma i giovani sono scesi nelle strade di fronte all'università per ostacolarne l'entrata. E quando alcuni studenti, la rettrice dell'università e il direttore di una delle facoltà sono usciti per negoziare la possibilità di rientrare nell'edificio, gli squadroni speciali della polizia, chiamati Cobra, hanno iniziato ad attaccare. La polizia ha aggredito gli studenti e usato gas lacrimogeni contro la rettice ed il preside di facoltà.La repressione di oggi arriva dopo le dure dichiarazioni dei capi militari di ieri mattina nel programma televisivo Frente a Frente, in cui hanno assicurato che non c'è stato alcun colpo di stato in Honduras, e che se ci fosse stato allora i leader che sono nelle strade sarebbero in carcere. Sempre di ieri è l'annuncio della chiusura di Radio Globo e la minaccia del governo di incarcerare chi scrive sui muri o distrugge proprietà durante le manifestazioni.