ilKuda - www.kuda.tk

Un cementificio come porta d'ingresso ad un parco naturale


questo è il primo articolo in italiano sulla situazione del Parco naturale de Los Haitises nel nord della Repubblica Dominicana e sul cemetificio che il Governo vorrebbe costruire a meno di tre chilometri dello stesso. Proverò a riassumere una situazione abbastanza complicata e una lotta che dura da mesi.Cos'è il Parco de Los HaitisesLa zona è conosciuta agli appassionati dei reality televisivi perchè ha ospitato le prima edizioni dell'Isola dei Famosi. Il Parco, 63.000 ettari è un'area unica nel pianeta. E' una delle zone più piovose dei caraibi, per la sua diversità è considerata una zona completa che conta con zone paludose, formazioni calcaree, boschi di mangrovie, grotte, zone coltivate e piccole aree urbane. E' una delle zone più ricche per quanto riguarda la fauna, tanto che molte specienon sono state ancora catalogate, possiede, infine, un vasto sistema di caverne e grotte con incisioni taine, la popolazione che abitava l'isola prima dell'arrivo degli spagnoli. Costituito nel 1968, negli anni '80 ha conosciuto l'allontanamento forzato di circa 1.500 contadini che lo abitavano poichè l'area doveva essere preservata da ogni cambiamento.
Uno stato indebitato per costruire la metropolitanaNel 2004 viene (ri)eletto presidente Leonel Fernandez, tra le sue priorità strategiche vi è la costruzione della metropolitana nella città di Santo Domingo. Si tratta di un'opera enorme per la mole di risorse statali che assorbe, il Fondo Monetario Internazionale concede un prestito, mentre uno dei principali consorzi interessati nella costruzione è il Gruppo Estrella. Proprio con questo si innesca un circolo vizioso, i costi dell'opera pubblica salgono e lo stato spinge sul Gruppo perchè i lavori termino prima del 2008, data delle elezioni presidenziali. Leonel viene rieletto e ora gli viene presentato il conto di 700 milioni di pesos, circa 14 milioni di euro. Per onorare questo debito, non avendo soldi in cassa, il presidente in persona concede al Gruppo un'area di 6.500 ettari per l'estrazione mineraria e per la costruzione di un cementificio, la zona si trova a meno di 3 chilometri dal confine del parco (punto rosso sulla mappa). La velocità con cui viene concessa l'autorizzazione è proverbiale, solo 4 mesi dalla sua presentazione, soli 45 giorni dalla re-elezione del presidente.
Una coscienza verde si svegliaLa Repubblica Dominicana non è un paese con forte tradizione ecologista, ma negli anni passati hanno saputo creare movimenti tanto forti quanto brevi nella loro vita in occasione di tentativi di cementificazione massiva, come nel caso della Baiha de las Aguilas, nel sud. I primi a muoversi sono i contadini della zona, molti dei quali ancora in attesa di un indennizzo per l'allontanamento subito nel 1992. A metà maggio la protesta si allarga agli universitari e alle associazioni ecologiste. Nasce un gruppo svincolato da qualsiasi forza politica che si organizza per tentare di fermare il progetto che a detta di vari geologi metterà in serio pericolo le risorse idriche del parco e l'intero ecosistema per l'inquinamento dell'aria. L'elemento di novità è che a muoversi sono giovani della classe media e madio alta della società con una buona capacità di portare la discussione sugli argomenti scientifici e che vengono visti con simpatia dai media.
La lotta diventa globaleIl 12 maggio viene convocato un campo nel luogo destinato al cementificio con l'obiettivo di presidiarlo per una settimana. Ormai è quasi un'onda che si muove, vengono stampati adesivi in difesa del parco, un gruppo di geologi indipendenti prepara una relazione sull'area. Il campo non viene smantellato, diventa permanente gruppi di 20-30 ragazzo lo presidiano costantemente dandosi il cambio ogni settimana ed accogliendo i gruppi e i cittadini che si recano a visitare l'area. Viene organizzata una marcia sul luogo, ha luogo un concerto in Plaza de España a Santo Domingo, poi uno a Santiago. Le auto e le case dell'intero paese recano le scritte "No a la cemeteria", "Los Haitises: imprecindible!". Si uniscono alcune chiese e partiti politici. Un presidio permanente si istalla di fronte al palazzo presidenziale. Ma i lavori continuano e già buona parte dello spazio destinato al cementificio viene disboscato.
La svoltaLa Banca Mondiale, coinvolta nella vicenda per i soldi che la Repubblica Dominicana le deve, interviene suggerendo che tecnici targati ONU analizzino la situazione per dare un parere terzo. Alcuni casi di violenza contro i manifestanti vengono denunciati. A metà giugno un tribunale di Santo Domingo si esprime par la sospensione della licenza di estrazione e il blocco immediato dei lavori. Il Governo decide di rivolgersi ad esperti dell'agenzia ONU per lo sviluppo, il PNUD, cosa che solleva non poche perplessità nei gruppi che si stanno opponendo all'opera. I dubbi nascono dal fatto che il comitato è presieduto dall'ex ministro colombiano per l'ambiente, Juan Mayr Maldonado, il quale, durante il suo mandato, è stato denunciato da gruppi indigeni per le decisioni prese a favore di compagnie idroelettriche e petrolifere a danno del patrimonio naturale del paese. Un altro dubbio è di carattere procedurale, si teme che la decisione, che deve essere politica, venga invece presa, o meglio scaricata, sui tecnici ONU, un modo per il Governo di liberarsi della responsabilità della scelta. Il presidio prosegue, la gente tiene alta l'attenzione, per la radio si ascoltano spot che invitano il governo a desistere. La polizia entra più volte nel campo dei giovani per cerca, inutilmente, armi o droga. L'intento intimidatorio è chiaro.
In Italia non è stata scritta una riga su questa lotta, mentre si aspettano i risultati dei tecnici ONU (fine settembre), fate girare la voce, magari anche aderendo al gruppo su Facebook.