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Riflessione sull'attentato alla caserma di Milano


Ogni atto violento è sbagliato in se'. La bontà di un fine o meno è data dalla bontà delle azioni che si intraprendono per raggiungerlo. Dico questo per dire che se anche le intenzioni del pazzo (o dei pazzi) che ha pensato fosse giusto farsi esplodere a Milano fossero giuste, il mezzo utilizzato le rende automaticamente impresentabili.Questo penso dell'attentato effettuato qualche giorno fa alla caserma Santa Barbara: un atto vile, effettuato contro innocenti, che molto ha a che fare con la doppia linea di fanatismo e di propaganda a cui siamo sottoposti, quello del fanatismo religioso e quella dell'allontanamento del diverso, ma che nulla ha a che fare con la religione.Spesso la religione è usata come paravento per giustificare fini, molto più bassi e vili, degli interessi economici e politici. E' un'esca tirata per carpire persone e far loro fare cose che altrimenti mai si sognerebbero di fare.Prendo a prestito una riflessione de Il Derviscio:Del resto, contrariamente alle speranze di chi vorrebbe un Islam tutto teso verso la jihad contro il mondo occidentale, nella migliore tradizione musulmana i Santi e i Sapienti della nostra epoca sono tutti concordi nello sforzo verso un mondo di pace di comprensione e di tolleranza ed è una somma fortuna in questo periodo buio, poter ascoltare voci illuminanti come quelle di Sheick Nazim al-Haqqani, (...) Quindi non mescoliamo Dio, i Profeti e i Santi ai desideri della "guerra santa", perché: "Non ci sarà una guerra Santa, perché non ci sono guerre sante; è la pace a essere Santa".Per tornare all'attentatore di Milano alcune cose dovrebbero essere annotate.Probabilmente si tratta di un piccolo gruppo che senza contatti con grandi organizzazioni terroristiche decide di fare la propria lotta. Quindi, quando ci dicono che siamo in Afghanistan per salvaguardare la sicurezza degli italiani, forse si dimenticano di dire che le forza di polizia sul territorio italiano sono in situazioni di emergenza economica estrema, e che l'esercito schierato nelle nostre città non ha funzione investigativa (e quindi preventiva) ma è solo un inutile e costoso far veder ei muscoli.L'attentatore viveva da sette anni in una casa occupata, abusivamente, in una situazione di indigenza completa senza bagni ed acqua calda. Nella miseria è più facile che attecchista il discorso fondamentalista e violento. Una buona politica di integrazione può aiutare a prevenire futuri kamikaze.Questo attentato non ha portato sui media e nei discorsi politici una riflessione sociologica sulle ragioni che (giuste o sbagliate che siano, e sono sbagliate) hanno portato un uomo, padre di 4 figli, a tentare di uccidersi pur di fare una strage. A come l'ambiente Italia abbia influito sulla sua decisione. Forse una lettura a un piccolo saggio sulla realtà degli stranieri in Lombardia potrebbe aiutare (cfr. Regione Straniera, di Pippo Civati).Su Libero si scriveva: "se fosse passata la legge Granata, sponsorizzata da Fini, avrebbe potuto essere diventato cittadino italiano". Ecco la domanda a cui non ho risposte è: se fosse diventato cittadino italiano (avendo così diritto a partecipare alle graduatorie per la casa popolare, ad accedere ai posti di lavoro pubblico, e così via) Mohamed Game sarebbe diventato lo stesso un attentatore? Nel pacchetto sicurezza che dall'8 agosto impone molte più limiti alle persone non comunitarie si dice che se una persone straniera è sposata con un italiano deve aspettare due anni chiedere la cittadinanza, anzichè sei mesi come era prima prescritto (e poi aspettare tre anni per avere una risposta). Ecco, secondo me, questa norma che ritarda l'integrazione è l'esatto opposto della sicurezza ricercata.