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Soldi ai Taleban, il Times lo scrive da un anno


Sembra che adesso tutti siano scioccati dalle dichiarazioni del Times secondo cui gli italiani pagassero i taleban nella zona di Herat per avere una "bassa conflittualità" nella zona. Ma cosa c'è di nuovo rispetto a quello che scrivevano nel 2008?Nel dicembre del 2008 il Times faceva scoppiare lo scandalo Taleban Tax: l'Occidente starebbe finanziando indirettamente la resistenza afghana, per mezzo di un giro di soldi (moltissimi) utili a garantire il transito sicuro ai convogli che riforniscono le basi Nato in Afghanistan. Di mano in mano questi soldi arrivano ai comandanti talebani. I contratti di rifornimento carburante, equipaggiamento e alimentare sono detenuti da multinazionali. Il più delle volte il trasporto viene subappaltato ad aziende afgane o pachistane. Il rischio quando si attraversa il passo di Khyber è troppo alto e il tratto di strada che porta da Kabul a Kandahar è tra i più pericolosi al mondo: gli attacchi e le imboscate lungo i quasi 500 chilometri di asfalto e sterrato sono all'ordine del giorno. Diversi titolari delle aziende di trasporto confermano che la pratica di pagare le bande armate per un trasporto tranquillo sia molto diffusa: circa il 25 percento delle somme elargite alle agenzie di sicurezza afgane finiscono nelle casse della resistenza.Non troveremo mai delle fatture tra servizi segreti italiani e taleban, ma qualcosa deve esserci se già nel giugno 2008 l'ambasciatore USA a Roma avanzava una protesta formale. E ancora prima, nel marzo del 2007 l'allora segretario di stato Rice rimproverò a D'alema un atteggiamento troppo collaborazionista verso le forze afghane. Infine, basta andare negli archivi del Corriere della Sera per trovare queste dichiarazioni di un agente segreto italiano: "Con il mio collega avevo preso contatti con tutti gli esponenti della valle, compresi i talebani, per assicurare che durante la fase dei lavori non ci fossero violenze nei confronti degli impiegati della società costruttrice"