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L'acqua della Basilicata e la Coca Cola, chi ci guadagna?


La notizia non è fresca, nel 2006 infatti la Coca Cola ha acquisito due stabilimenti della Traficante, nel Vulture e, soprattutto, la concessione della regione Basilicata per lo sfruttamento delle fonti, ricevendo in cambio compensi ridicoli. La Coca Cola è disposta a fare sul serio, secondo il giornale di Confindustria Basilicata, vuole coprire nel giro di pochi anni oltre il 10% del mercato nazionale dell'acqua in bottiglia. Vi ricorderete sicuramente la pubblicità nella quale bevendo Acqua Lilia si rimaneva tutti giovani.Nel giro di pochi mesi, all'inizio del 2007, la produzione è cresciuta tanto da spingere la Coca Cola a usare anche gli impianti di un altro gruppo che nel frattempo aveva messo in cassa integrazione i suoi lavoratori. Quanta acqua in più venga «spremuta» dal Vulture non si sa. Perché non si sa nemmeno quanta ne veniva prelevata prima. La Regione Basilicata, infatti, dalla fine degli anni novanta, ha sostanzialmente abdicato a qualsiasi controllo pubblico sulle fonti, limitandosi a riscuotere una concessione risibile: per le quattro aziende principali di imbottigliamento si arriva a meno di 700 mila euro l'anno.Ma qualcosa inizia a non funzionare, se nell'agosto dello stesso anno a Rionero nel Vulture per oltre due settimane, è mancata l'acqua. Al momento non si sa, anche perché non ci sono studi che spieghino se e per quanto tempo le falde minerali siano in grado di sopportare una spremitura intensiva. E ciò ha portato alla creazione di un controspot.Emilio Molinari, lunedì scorso a Radio Popolare, ha dichiarato che la Coca Cola preleva dalle fonti lucane circa la metà del fabbisogno annuo italiano di acqua minerale, circa 5 miliardi di litri, cinque volte tanto la produzione del 2004. LA Regione Basilicata si sta ora ponendo la domanda su come fare per guadagnare di più da questo sfruttamento (attualmente gli introiti, circa 700.000 euro all'anno non bastano neanche per coprire le spese degli uffici) mentre dovrebbe chiedersi se questo sfruttamento è sostenibile.