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Schiavi con la partita IVA


La legge sull'immigrazione italiana è così assurda che i braccianti agricoli sono costretti ad aprire la partita IVA per non essere espulsi dal paese. E così si scopre che alcuni titoli che celebrano "gli immigrati aprono molte imprese" forse non sono così veritieri.Ecco Repubblica:Il caso è scoppiato allo Sportello immigrati della Cgil di Castel Volturno, dove da qualche settimana sono arrivate tante richieste di aiuto nelle procedure burocratiche per l'apertura e la gestione della partita Iva. Più di 200 richieste in poche settimane. Troppe per essere veritiere. «Lo fanno perché sono obbligati dai datori di lavoro - racconta Michele Franco dalla Cgil di Castel Volturno - che non vogliono sostenere i vincoli del lavoro dipendente e perché così riescono a conservare il permesso di soggiorno. Negli ultimi mesi abbiamo ricevuto richieste almeno dal 30 per cento dei lavoratori nigeriani del nostro territorio». Un regolare contratto di lavoro a tempo indeterminato equivale ad un permesso di soggiorno. Il lavoro autonomo, invece, remunerato dietro presentazione di fattura emessa dal lavoratore nigeriano, gli costa un permesso a metà, della durata di sei mesi. Da rinnovare, esibendo i pagamenti eseguiti con regolarità. Al fisco viene versato più di mille euro all'anno, ne guadagnano 5 mila all'anno con difficoltà, poco più di 400 euro al mese. Cifre che escludono il compenso di commercialisti e ragionieri che curano la contabilità delle "piccole imprese".