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Continuano gli omicidi nell'Honduras "democratico"


Se qualcuno si ricorda, in Honduras è ancora in atto un golpe. Lo dice il presidente Zelaya, deposto il 28 giugno dall'esercito, lo dicevano gli USA quando più o meno timidamente chiedevano il ritorno di Zelaya al governo prima delle elezioni di fine novembre, lo dicono molti partiti hondureñi che si sono rifiutati di partecipare alle elezioni. A dicembre, dopo la tornata elettorale, l'hanno detto anche gli stati americani che nel vertice dell'Estoril dichiarano che senza il ritorno di Zelaya non si può parlare di democrazia.Ne sono meno convinti dalle nostre parti, dove l'Honduras viene preso ad esempio di democrazia dal nostro primo ministro, secondo il quale, quindi, sarebbe del tutto normale effettuare un colpo di stato ed eliminare metà degli schieramenti dalle elezioni.E allora non è esercizio inutile ricordare cosa sta succendo in quelle terre, solo un paio di esempio. Così mentre il golpista Micheletti dichiara: "No voy a renunciar hasta que termine el periodo que me corresponde constitucionalmente", l'attivista Santos Corrales Garcia è stato rapito, torturato e decapitato da chi voleva avere notizie su dirigenti della resistenza contro il golpe e Walter Tróchez, attivista ventisettenne per i diritti degli omosessuali, è stato ucciso in Honduras da due spari mentre era impegnato in un'azione di solidarietà nel centro della capitale Tegucigalpa.