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Racconti e foto da Haiti


In questi giorni sto ricevendo i primi racconti dagli amici che sono stati ad Haiti. In particolare tutti raccontano di un'invisibilità dei seppur grandi aiuti umanitari. La situazione non è assolutamente sotto controllo, anzi, rischia ogni giorno il collasso.Tra le varie storie mi ha colpito quella del direttore del Centro Bonò, un padre gesuita, che dice come sia arrivato a Port-au-Prince con un piccolo convoglio di aiuti raccolti in Repubblica Dominicana. Per tutto il viaggio hanno goduto della protezione della polizia. Arrivati al seminario, nella capitale, essendo notte non hanno ritenuto prudente scaricare i camion e li hanno fatti sorvegliare da guardie armate. Il giorno dopo, con i viveri chiusi dentro al seminario, mentre si stavano riunendo per capire come muoversi, si sono trovati praticamente assediati da persone che tentavano di forzare la porta per entrare. Una donna haitiana allora ha spiegato come il modo migliore per distribuire gli aiuti fosse quello di coinvolgere la popolazione del vicino quartiere. E così hanno fatto, hanno chiesto alle persone stesse che chiedevano il cibo di essere la realtà che lo distribuiva. Adesso, scrive, godiamo di una fiducia e di una sicurezza che nessuna forza armata potrebbe darci.
Questo è il modo che ritengo opportuno di operare. Ed è per questo che ColorEsperanza ha scelto il Centro Bonò come destinatario della raccolta di fondi straordinaria (e adesso si può donare anche tramite Paypal).Intando sulla frontiera di Jimanì, come testimoniano le foto che ci hanno mandato altri amici la situazione è sempre più grave con feriti in ogni dove e la mancanza di strutture attrezzate per riceverle.