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Un'America Latina in fermento


Negli ultimi tempi (un mese fa c'è stato il terremoto che ha sconvolto Haiti) ho lasciato indietro alcuni aggiornamenti sulla situazione latinoamericana più allargata. Vediamo di recuperare alcuni punti.Honduras.Il 27 gennaio è stata la giornata dell'insediamento di Porfirio "Pepe" Lobo, un conservatore, alla presidenza della Repubblica. È stata anche la giornata della partenza per l'esilio dominicano di Mel Zelaya. È stata inoltre la giornata della normalizzazione hondureña, desiderata dalla comunità internazionale che pure aveva ripudiato il golpe e che ancora non riconosce il nuovo governo. È stata poi la giornata dell'amnistia a Roberto Micheletti e ai suoi scherani che escono di scena secondo i dati del CODEH con 132 assassinii sulla coscienza. Costa Rica.Laura Chinchilla, la candidata della sinistra alle elezioni presidenziali ha vinto con il 48,6 percento. Dato che per la legge del Costa Rica è sufficiente raggiungere il 40 percento dei voti per vincere al primo turno, l'attuale risultato ha permesso a Laura Chinchilla di diventare la presidente senza ballottaggio. Bolivia.Il ministero della Pubblica Istruzione boliviano ha inaugurato nella città di El Alto, non distante dalla capitale La Paz, la seconda fase del Programma Nazionale di post alfabetizzazione denominato "Yo Si Puedo".Paraguay.Sempre più fitto il mistero che ruoto intorno al gruppo guerrigliero Ejercito del Pueblo Paraguayo e alla grande operazione militare che l'esercito di Asuncion sta portando avanti nel nord del paese alla ricerca dei militanti del gruppo. L'Epp, movimento legato all'ideologia marxista, da alcuni anni si è specializzato nei sequestri di persona. Sono molti gli esperti in Paraguay che però considerano questo gruppo una piccola banda di delinquenti facile da sconfiggere e non un gruppo guerrigliero vero e proprio. Anche se poi i mezzi utilizzati per combatterlo sono gli stessi che si usano contro le formazioni guerrigliere. Venezuela.Il presidente del Venezuela Hugo Chàvez ha espropriato alcuni edifici pubblici nella piazza centrale della capitale Caracas. I detrattori di Chàvez hanno preso spunto dall'episodio per affermare che questo è un esempio e una conferma del percorso intrapreso dal governo, che ha come obiettivo il totale controllo statale della proprietà privata.