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Verso le elezioni in Brasile, l'analisi di don Sando Spinelli


Don Sandro, per anni missionario in Brasile al fianco dei più poveri, è tornato da qualche tempo in terra carioca, ecco una pagina del suo diario messa a disposizione da psergio:Questo prossimo ottobre è tempo di elezioni. Si voterà per il nuovo presidente della Repubblica, per i deputati federali, per i governatori degli stati, per i senatori (2 per ogni stato). Ogni 4 anni si realizzano elezioni di così ampia portata per il governo del Brasile. La scelta del presidente della Repubblica è certamente la più significativa. Sono tre i candidati più quotati: 1. Dilma , rappresenta il PT, partito dei lavoratori, stratta collaboratrice dell'attuale presidente Lula che lascia il potere dopo 8 anni con una approvazione popolare di circa il 70% 2. Serra , attuale governatore dello stato di San Paolo, lo stato più popoloso, forza trainante dell'economia. E' il candidato del partito di Centro-Destra PSDB. 3. Marina , donna impegnata da sempre nella causa ecologica, già collaboratrice nel governo Lula fin dall'inizio, ma ora si è staccata e capeggia il Partito Verde. Ci sono poi altri candidati minori senza significativa rappresentazione popolare. In questi mesi (agosto-settembre) la lotta è vivace e talvolta senza mezze misure. Dilma sembra attestarsi sul 40% di possibili preferenze (i sondaggi sono continui) Serra raggiunge un 35%, tendente però al ribasso col passare dei giorni Marina non supera l'8% ma può essere decisiva per passare al secondo turno non permettendo agli altri due candidati una vittoria netta al primo turno (50% +1) In genere il popolo brasiliano prende molto sul serio il diritto al voto, la percentuale dei votanti è molto alta, già dai 16 anni si può votare e dai 18 anni il voto è obbligatorio come dovere civile. Su Dilma confluirà il voto dei settori più popolari che sono stati privilegiati dalle politiche sociali del governo Lula. Se sarà eletta dovrà governare con l'appoggio del più grosso partito brasiliano PMDB, partito di Centro. Questo appoggio permetterà a Dilma di continuare l'attuale linea di governo ma anche di accondiscendere a progetti di non trasparenza e di non fermezza soprattutto circa l'ecologia, rispetto dell'Amazzonia, riforma agraria... Questo partito di Centro ha al suo interno vecchi e ben radicati poteri economici sia commerciali, industriali e agroeconomici. La borghesia medio-alta appoggia Serra, candidato del PSDB, partito che ha governato prima di Lula per ben 8 anni col presidente Cardoso. Puntano costoro allo stato minimo e alla iniziativa privata sempre favorita. Accusano Lula, e ora Dilma, di essere un progetto di sinistra populista e demagogico, ma ormai il giudizio su questi 8 anni di Lula ha risvolti molto positivi anche da parte di settori finanziari ed economici molto scettici nel passato. E' certo, comunque si voglia giudicare, questi ultimi 8 anni di Lula, che il Brasile è cambiato, e tanto cambiato. Aver incluso nel consumo di base di beni anche durevoli una larga fetta dei settori popolari, ha fatto fare salti all'industria e al commercio. La disoccupazione è ai livelli minimi del 7%, cantieri navali in effervescenza, produzione dell'acciaio, di macchine, in continuo aumento... E l'educazione? E la salute? E l'igiene? E la qualità della vita? E la sicurezza? Forse l'effervescenza economica (che mi assomiglia molto ai nostri anni '60) non è accompagnata sufficientemente e in maniera seria dagli altri indicatori che sono legati alla qualità ella vita. Personalmente penso che anche negli ambiti sopra citati, ci sia un cambiamento, certo più lento. Si tratta anche di cambiamenti culturali che hanno bisogno di più tempo. Stando tra la gente dei campi guardo con fiducia, do un voto di fiducia a questo cammino del Brasile. Vorrei che le preoccupazioni ecologiche, che Marina difende, potessero essere prese in più considerazione dal futuro governo ma so anche che le connessioni lobbistiche economicopolitiche frenano ogni tentativo di cambiamento più rapido. Non si può governare un paese solo a Decreti Legge, occorre un Congresso (senatori-deputati) che voti leggi nuove, verso la qualità della vita più che verso la quantità … ma purtroppo la maggioranza dei politici sulla piazza, e che vengono purtroppo ancora votati, sono espressione di interessi economici corporativi (basti pensare a quanti politici sono legati all'agroindustria della monocoltura della canna da zucchero, della soia, del caffè e quindi di quanta sete di sempre nuove terre da ripulire dalla foresta e da utilizzare). Ma termino con fiducia ripetendo quello che da sempre, ridendo, dico: “eppur si muove...”