Darass&Dalndan

Test a Mento


*** Vi lascio qualcosa da leggere … 
Che vi faccia  compagnia lungo la vostra via quando ... ... non più pianeti ... sarete infine … Soli … vi lascio questi quattro fogli da scrivere e tante penne cadute da queste nuvole … vi lascio sedie e tavoli e settemila libri come custodi della Pace … quando non ci sarò a respirare questa luce di finestre alte ...e  non dimenticate di dare molliche ai pennuti compagni  dei canti e delle parole … vi lascio stamattinasotto i rami fronzuti della clementina foglie di nespolo con petali di viole e questi  raggi di sole …       Migliaia di libri, milioni di frasi e parole, di lettere d’ogni tipo, dormivano dentro i libri nella grande biblioteca fra i prati d’erba accanto alla grande chiesa di mattoni rossastri con l’alto campanile che di notte accendeva una lampada rossa sulla cima, utile per segnalare la presenza della sua mole non indifferente. Un tempo nato per comunicare con Dio, il campanile era adetto adibito anche, e forse soprattutto, alla comunicazione umana, in quanto era stato corredato di vari tipi di antenne, divenendo muto testimone di conversazioni utili, ma anche di alterchi, di insulti e probabilmente di locuzioni irrispettose o irriguardose d’ogni genere.Per qualcuno anche la bestemmia è un modo, forse il più confidenziale o il più disperato, di parlare a Dio.In fondo cosa sono le parole?Suoni. Segni.E che differenza può fare alle orecchie, per così impropriamente dire, del Padre Eterno dire ‘questo’ oppure ‘quello’ accanto al Nome d’un Suo Parente o al Suo stesso, visto che l’uomo ha eletto tanti nobili Animali a propri a\mici per antonomasia e addirittura a proprio alimento preferito? Non è l’uomo la stessa cosa dei suoi Amici, e non è forsepersino ciò che mangia, che vede, ascolta e respira? Il buon Dio ama i Suoi figli, anche quelli che diventano carne dell’uomo, e che si sacrificano così eroicamente, sia pure con qualche comprensibile lamento, ove sia loro dato il tempo per farlo.L’uomo ha sempre fretta, specialmente quando deve trarre alimento per la sua nobile figura coperta di stoffe, anzi di stracci, visto che nessuno ormai porta vestiti addosso che non siano ad arte strappati, tagliati, sfondati cos’ da far sembrare tutti degli autentici pezzenti. Una miseria simulata, tanto più reale quanto meno vistosa.La biblioteca era situata in un ampio fabbricato adibito ad uso didattico.Una specie di fabbrica di competenti in varie cose, un po’ di conto un po’ di computer, qualcosa anche di lettere. Giovani cittadini che venivano istruiti, ma della cui istruzione nessuno si fidava, visto che continuamente erano sottoposti ad esami, interrogazioni, compiti persino ‘simulati’, come in trincea.Usciti dalla fabbrica, le università li sottoponevano a centinaia di test appositamente preparati, giustamente senza accettare passivamente i giudizi di provenienza.Del resto, fu proprio un analfabeta autentico, digiuno di quiz di temi di relazioni e di test … s ad intuire ed inventare scuola e università, forse immaginandole già allora poco collegate, quasi scollate, piene di disprezzo reciproco e naturalmente di naturale diffidenza.Questo analfabeta, geniale stratega e politico, del resto dimostrò che per fare l’università non eraro necessari test macchinosi e spesso puerili, ma forse al giorno nostro, con le diverse e complesse esigenze derivanti dal ‘progresso’ tecnologico, è proprio indispensabile costruire ragionieri e classicisti per poi ‘ricontrollarli’ nella preparazione rivalutandone attitudini e competenze.E’ l’università a produrre docenti, così definiti con eccessivo ottimismo, ma proprio questi dimostrano in definitiva quanto sia impossibile insegnare, docere, trasfondere la sapienza da una zucca all’altra con parole, sorrisi, gesti e allusioni.Con una lavagna e un gessetto, qualche foglio e un vocabolario, quando si ha la foeza di portarlo, si affronta la comprensione del cosmo e del caos,E si finisce nei test … s.Del resto, l’età dei test è notevole.Nasce con la proposta d’un quesito dalla duplice natura d’una domanda per sapere o per sapere se si sa. ****** In questo caso, l’atteggiamento di chi la fa è non quello d’un semplice ignorante inconsapevole in cerca di informazione, ma di un indagatore utorizzato da qualcuno a da qualcosa che già conosce la sostanza della risposta, ma che la pone per contrallarne la giusta dimenzione, lo stile e la convenienza.Quale fu la prima domanda dell’umanità e quale la prima all’umanità?Nei testi biblici ne troveremmo facilmente, così pure nella tradizione legata al mito.La Sfinge è forse l’esempio classico ed anche tragico dell’indagatore.Ma nessun professore universitario accetterebbe di precipitarsi nel baratro in caso di risposta esatta d’un alunno qualsiasi, anche di nome Edipo.Un insegnante così eroico, tragico, capace di sacrificarsi al prorpio Alunno adesso è introvabile nelle nostre scuole, figuriamoci in un ambiente agguerrito come l’universitas.****Lasciando il mito, ricco di esempi perché nato proprio per fornirne a chi ne fosse a corto o per complicare la vita a chi ne avesse a bizzeffe, credo che il primo paradigma di domanda rivolta all’uomo sia stato del tipo … nghèèè … nghèèè … ripetuto spesso, fino ad ottenere risposta che non fosse del tipo ver\falso oppure … ‘bravo … settepiù …’. La prima domanda era non solo dialogica, non solo linguistica, ma fortemente caratterizzata da una richiesta di aiuto materiale, di sostentamento.La risposta non poteva che essere la somministrazione d’una congrua razione di latte. ***   ***La prima domanda, originale per un docente odierno, è rivolta dall’Alunno al docente, ed è una richiesta materiale e pratica, di sostentamento e di mezzi.Dopo si instaura quel rapporto gerarchico e rigido che trasforma il vero docente, ossia di colui che guida verso la conoscenza di ciò che serve veramente, in un Alunno e l’alunno in un docente serioso, con tanto di cattedra, lavagna e pedana, per esseri un po’ oiù in alto e controllare meglio tutta la situazione.******E’ il neonato che indica, informa, ‘docet’, è lui in fondo il docente.Senza parole, si spiega e quasi ordina perentoriamente, ma senza violenza.Il padre, o la madre, e seguono, e una volta comprese sono in grado di precedere.E’ il neonato a porre domande, test e quiz, vitali ed essenziali, sostanziali e categorici. §§§   §§§ La porta Perta,L’aperta porta.Apri la porta e porta la torta con la storta.Poco più tardi inizierà il gioco dei fonemi, l’apprendimento di quel reticolato di rigidi suoni che, combinati fra loro con regole e controregole, anomalie, analogie ed eccezioni con eccezioni alle eccezioni, costituiranno i linguaggi, belli e brutti, vivi e, vivaddio, morti, secondo una dozzinale distinzione cara a tutti, o ai come\tutti,Nelle lingue, parlate e scritte, come nelle piazze e nei parchi vi sono i monumenti, i busti, gli appiedati e i personaggi a cavallo.Questi monumenti ìncliti, alcuni di bronzo, altri logori, alcuni dorati e scintillanti, sono gli scrittori.Ma non tutti...Non gli scriventi.No.Quelli di successo, gli editàti, quelli che fanno abbattere migliaia di poveri alberi – abeti, betulle? – ogni volta che cliccano su word qualche loro anche la più scialba idea.E pensare che nessuno dei veri ed autentici scrittori ha mai avuto questa ridicola persino facilità di abbattimento boschi.******§§§§§§Ah …Dimenticavo.I libri, quelli che giacciono negletti sulle sedie delle case, sui comodini, negli scaffali, quelli che fanno da zeppe alle porte e agli armadi, quelli che in definitiva nessuno ormai legge e tutti si pentono d’aver comprato, si fanno anche con gli stracci.§Ora, tutti sappiamo che la materia è una e tutto è in definitiva la stessa cosa, ma sapere che un tale libro che stiamo leggendo è passato per la capitale degli stracci è non è altro che ìstracci' di gente che mai avremmo pensato mai di frequentare, questo poi è veramente esilarante.Già, dal papiro, arte e genio, fatto di vegetali sceltissimi al libretto ecologico, fatto di stracci, leggiamo sulla stessa sostanza, e i gabbiani lo sanno, lo hanno letto nel vento ....I poveri stracci, così disprezzati, vanno rivalutati.Come tutto quello che noi gettiamo, e che spesso è ancora in grado di essere utile.
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