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COME SOPRAVVIVONO LE FALSITA’

Post n°176 pubblicato il 30 Aprile 2009 da Fratus

Jonathan Wells

 

Nuova Secondaria, n. 8, 2009, Anno XXVI, pag. 32

 

La questione dell'evoluzione non è soltanto scientifica e gli stessi dibattiti che leggiamo oggi sulla stampa e in opuscoli divulgativi hanno assai spesso un impianto più o meno scopertamente ideologico. È quindi importante, per riportare il dibattito su un piano di onestà e serietà, ristabilire innanzi tutto i diritti dell'obiettività. In particolare sgomberare il campo da diverse "illustrazioni" delle tesi evoluzioniste che hanno il vantaggio della persuasività intuitiva, ma che sono in realtà false. Nonostante tale loro falsità sia nota da tempo, esse continuano ad esser ripetute immutate in pubblicazioni varie e anche nei libri di testo. Metterle a nudo non sottintende il proposito di minare le teorie dell'evoluzione; al contrario, se queste hanno delle prove a loro sostegno, è molto meglio che ci si limiti a queste, anche se sono meno intuitive e più incerte, piuttosto che vendere delle false certezze. Pubblichiamo qui di seguito la traduzione di un famoso articolo del biologo americano J. Wells che fece molto rumore alcuni anni or sono e che conserva intatta la sua attualità. Quanto egli afferma a proposito di testi e manuali utilizzati negli Stati Uniti trova il suo analogo anche in Italia. Pertanto abbiamo semplicemente sostituito le illustrazioni che appaiono nell'articolo originale con illustrazioni di identico contenuto che figurano in testi italiani di cui diamo puntualmente la fonte (n.d.r.).

 

Oggi la scienza sa che molti pilastri della teoria darwiniana sono falsi o fuorvianti. Eppure i testi di biologia continuano a presentarli come prova effettiva dell’evoluzione. Questo cosa implica nei loro standard scientifici?

 

Se quando studiavo scienze a Berkley mi avessero chiesto se credevo o no a quello che leggevo nei miei libri di scienze, avrei risposto proprio come farebbero i miei studenti: imbarazzato di ricevere questa come prima domanda. Uno potrebbe trovare piccoli errori, ad es. di battitura e di stampa, ma credevo veramente che i miei libri di scienze rappresentassero la migliore conoscenza scientifica a quel tempo disponibile.

Fu solo quando stavo finendo il mio dottorato in biologia della cellula e dello sviluppo che notai ciò che all’inizio avevo scambiato per una strana anomalia. Il libro di testo che stavo usando utilizzava soprattutto disegni di embrioni vertebrati, pesci-polli-umani, ecc., dove le somiglianze erano presentate come prova della discendenza da un antenato comune. Effettivamente i disegni erano molto simili. Ma avevo studiato embrioni per un bel po’ di tempo osservandoli al microscopio, quindi sapevo che i disegni erano sbagliati.

Ricontrollai tutti i miei altri libri di testo. Tutti avevano disegni simili e ovviamente erano tutti sbagliati. Non solo distorcevano gli embrioni che rappresentavano, ma omettevano i primi stadi in cui gli embrioni sono molto diversi gli uni dagli altri. Come la maggior parte degli studenti di scienze e degli scienziati lasciai passare la cosa. Ciò nell’immediato non comprometteva il mio lavoro, e pensai che forse i testi erano di un’edizione sbagliata, e comunque un’eccezione alla regola.

Però nel 1997 il mio interesse per gli embrioni si riaccese quando l’embriologo inglese Michael Richardson e i suoi colleghi pubblicarono i risultati del loro studio sul confronto dei disegni dei libri di testo con i veri embrioni. Lo stesso Richardson fu citato nella prestigiosa rivista Science: «Sembra si stia rivelando uno dei più famosi in biologia». Ma era anche peggio. Questa non era una frode recente, né la sua scoperta era recente. I disegni degli embrioni che compaiono nella maggior parte dei testi delle superiori e dei college sono riproduzioni, oppure sono basati su una serie famosa di disegni di un biologo tedesco del 19° sec. fervente darwiniano, Ernst  Haeckel. Questi disegni erano ritenuti contraffazioni da oltre 100 anni dagli esperti di Darwin e della teoria evolutiva. Ma nessuno di loro, apparentemente, era stato in grado di correggere questa generalizzata cattiva informazione.

Ritenendola ancora una circostanza eccezionale divenni curioso di veder se riuscivo a trovare altri errori nei testi comuni di biologia che trattano l’evoluzione. La mia ricerca, però, rivelò un fatto allarmante: lontano dall’essere una eccezione, queste evidenti mistificazioni spesso sono la regola.

Nel mio libro recente le chiamo «icone dell’evoluzione» perché così tante sono rappresentate da consuete illustrazioni classiche che, come i disegni di Haeckel, hanno servito anche troppo bene al loro scopo pedagogico: fissare la disinformazione sulla teoria evolutiva nella mente del pubblico.

Tutti li ricordiamo dalle lezioni di biologia: gli esperimenti che creavano i blocchi da costruzione della vita in una provetta, l’albero dell’evoluzione radicato nel brodo primordiale che si dirama in animali e piante. Poi c’erano le strutture ossee simili, per esempio, dell’ala di un uccello e la mano di un uomo, le falene punteggiate, e i cardellini di Darwin. E, naturalmente, gli embrioni di Haeckel. 

Succede che tutti questi esempi, insieme ad altri scelti volutamente come prova dell’evoluzione, risultano essere sbagliati, e non di poco. Sul tema dell’evoluzione darwiniana i testi contengono numerose distorsioni e perfino alcune prove false. Non stiamo parlando solo di testi per le superiori che alcuni potrebbero giustificare (ma non dovrebbero) con la necessità di aderire a standard più bassi. Sono colpevoli anche alcuni dei testi più prestigiosi e più usati nei college come Biologia evolutiva di D. Futuyma e l’ultima edizione del testo universitario Biologia molecolare della cellula di cui è coautore Bruce Alberts, Presidente dell’Accademia Nazionale delle Scienze. In effetti quando si elimina la prova falsa, il caso dell’evoluzione darwiniana, almeno nei libri di testo, è così sottile da essere quasi invisibile.

 

La vita in una bottiglia

 

Nel 1953 chiunque fosse stato abbastanza grande da capire l’importanza della notizia, ricorderà quanto fu scioccante e per molti esilarante. Gli scienziati Stanley Miller e Harold Urey erano riusciti a creare i «blocchi da costruzione della vita» in una provetta. Riproducendo quelle che si credevano essere le iniziali condizioni naturali dell’atmosfera  sulla terra e poi inviando una scintilla elettrica, Miller e Urey avevano formato degli amminoacidi semplici. Poiché gli amminoacidi sono i «blocchi della vita» si pensava che fosse solo una questione di tempo il fatto che gli scienziati riuscissero a creare degli organismi viventi. Al tempo ciò sembrò un’incredibile conferma della teoria evolutiva. La vita non era un miracolo. Nessuna agenzia esterna o intelligenza divina era necessaria.

Metti insieme i gas giusti, aggiungi energia, e la vita è destinata a crearsi. E’ un evento comune. In questo modo Carl Sagan poteva predire con fiducia su PBS che i pianeti orbitanti attorno a miliardi di stelle lassù devono essere brulicanti di vita.

Però c’erano dei problemi. Gli scienziati non sono mai stati capaci di andare oltre gli aminoacidi nel loro ambiente primordiale simulato, così la creazione delle proteine cominciò a sembrare non  un piccolo passo, ma un enorme, forse insormontabile linea di divisione.

Un colpo efficace all’esperimento di Miller-Urey però arrivò negli anni ’70 quando gli scienziati cominciarono ad affermare che l’ atmosfera iniziale della terra non era per niente come come l’insieme di gas usati da Miller e Urey. Invece di essere quello che gli scienziati chiamavano un ambiente «riducente» o ricco di idrogeno, l’atmosfera iniziale della terra probabilmente era formata da gas emessi dai vulcani. Oggi c’è un maggior consenso fra i geochimici su questo punto. Ma se si utilizzano questi gas vulcanici nel modello Miller-Urey l’esperimento non funziona, in altre parole non si ha alcun «blocco da costruzione».

Cosa fanno i libri di testo al riguardo? In generale lo ignorano e continuano ad usare l’esperimento di Miller e Urey per convincere gli studenti che gli scienziati hanno dimostrato un importante primo passo dell’origine della vita. Ciò vale anche per il suddetto Biologia molecolare della cellula di cui è coautore Bruce Albert, il Presidente dell’Accademia delle Scienze.

La maggior parte dei libri di testo continuano anche a raccontare agli studenti che i ricercatori sull’origine della vita hanno raccolto numerose prove per spiegare come la vita si sia originata spontaneamente, ma non dicono agli studenti che li stessi ricercatori ammettono che la spiegazione ancora le elude.

 

Embrioni contraffatti

 

Darwin pensava che il gruppo di prove più importanti a favore della sua teoria venisse dall’embriologia.  Darwin però non era un embriologo, quindi si affidò all’opera del biologo tedesco Ernst Haeckel,  il quale produsse dei disegni di embrioni di varie classi di vertebrati per dimostrare che nei primi stadi sono virtualmente identici, e si modificano notevolmente solo quando si sviluppano. E’ questo modello che Darwin trovò così convincente. Questa può essere la maggiore distorsione in quanto i biologi sanno da oltre un secolo che gli embrioni dei vertebrati non sono mai così simili come li disegnò Haeckel. In alcuni casi Haeckel usò gli stessi stampi per embrioni di classi diverse. In altri adattò i disegni per far sembrare gli embrioni più simili di quanto non lo siano realmente. I contemporanei di Haeckel lo criticarono molto per queste rappresentazioni fasulle, e mentre era in vita le accuse di frode si sprecarono. Nel 1997 l’embriologo inglese Michael Richardson e un team internazionale di esperti confrontò i disegni di Haeckel con foto di veri embrioni di vertebrati dimostrando così, in modo inconfutabile, che i disegni sono una contraffazione della realtà.

I disegni sono fuorvianti anche in un altro modo.

Darwin basò la sua supposizione di un comune antenato sulla credenza che le primissime fasi dello sviluppo dei vertebrati siano le più simili. I disegni di Haeckel però omettono del tutto le prime fasi che sono molto diverse ed iniziano ad essere più simili a metà dello sviluppo. L’embriologo William Ballard nel 1976 scrisse che «solo con trucchetti semantici ed una selezione soggettiva delle prove, e piegando i fatti della natura» è possibile sostenere che i primi stadi dei vertebrati «sono più simili di quelli adulti».

Eppure alcune versioni dei disegni di Haeckel si trovano ancora in testi correnti di biologia. Stephen Jay Gould, uno dei maggiori seguaci della teoria evolutiva, recentemente ha scritto che dovremmo «essere stupiti e vergognarci per un secolo di disattento riciclo che ha portato al persistere di tali disegni in molti, se non nella maggioranza, dei libri di testo moderni.» (Tornerò in seguito sulla questione del perché solo ora il Sig. Gould, che da decenni è al corrente di questi falsi, ha deciso di portare alla luce questa questione.)

 

 

L’albero della vita di Darwin

 

In L’origine delle specie Darwin scrisse: «Considero tutti gli esseri non creazioni speciali, ma i discendenti diretti di pochi esseri» che vissero in un passato distante. Lui credeva che le differenze fra le specie moderne sorsero soprattutto attraverso la selezione naturale, o la sopravvivenza di quelle più adatte, e definì l’intero processo «discendenza con modificazioni».

Naturalmente nessuno dubita che ciò in parte sia accaduto, ma la teoria di Darwin vuol dar conto dell’origine delle nuove specie, anzi, di ogni specie fin dalla nascita delle prime cellule dal brodo primordiale.

Questa teoria ha la capacità di fare previsioni: se tutte le cose viventi sono discendenti gradualmente modificati di una o poche forme originarie, allora la storia della vita dovrebbe assomigliare ad un albero ramificato. Sfortunatamente, nonostante i proclami ufficiali, tale previsione si è rivelata per molti versi sbagliata.

I reperti fossili dimostrano che i maggiori gruppi di animali erano già del tutto formati all’epoca «dell’esplosione Cambriana», e non divergono da un comune antenato. Darwin era a conoscenza di ciò e lo considerava una seria obiezione alla sua teoria, ma lo attribuiva all’imperfezione dei reperti fossili, e pensava che le future ricerche avrebbero fornito gli antenati mancanti.

Ma un secolo e mezzo di raccolte di fossili ha solo aggravato il problema. Invece delle piccole differenze che si avevano all’inizio, più sono grandi le differenze che si sono verificate in seguito, più sembrano grandi le differenze che dovevano esserci proprio all’inizio. Alcuni esperti di fossili descrivono questa evoluzione come «dall’alto verso il basso» che contraddice lo schema «dal basso verso l’alto» della teoria di Darwin. Eppure la maggior parte dei testi in uso non cita neppure «l’esplosione Cambriana», e ancora meno la sfida che questa rappresenta alla teoria di Darwin.

Poi è arrivata la prova dalla biologia molecolare. I biologi negli anni ’70 hanno iniziato a testare lo schema  dell’albero ramificato di Darwin confrontando le molecole di varie specie. Più le molecole di due specie diverse sono simili, più si presume che queste siano strettamente correlate. A prima vista questo approccio sembra confermare l’albero della vita di Darwin. Ma quando gli scienziati hanno confrontato molte altre molecole hanno scoperto che diverse molecole danno risultati contrastanti. Lo schema dell’albero che si desume da una molecola spesso contraddice lo schema ottenuto da un’altra.

Il biologo molecolare canadese W. Ford Doolittle crede che questo problema non si risolverà.  Forse gli scienziati non sono riusciti a trovare il «vero albero», scrisse nel 1999, «non perché i loro metodi sono inadeguati o perché hanno scelto i geni sbagliati, ma perché la storia della vita non può essere adeguatamente rappresentata come un albero». Ciò nonostante i libri di testo di biologia continuano ad assicurare gli studenti che l’albero della vita di Darwin è un dato scientifico pienamente confermato dalle prove. Però a giudicare dai fossili e dalle prove molecolari la teoria è una mera ipotesi mascherata da fatto.

 
 
 
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