L'ISOLA CHE C'E

« Nel lungo periodo saremo tutti morti»


«Ma questo lungo periodo è una guida ingannatrice negli affari correnti. Nel lungo periodo saremo tutti morti». Così John Maynard Keynes  replicava a chiunque mettesse in dubbio l'efficacia della sua ricetta economica basata sull'intervento dello Stato e atta a stimolare la domanda con maggiore spesa pubblica specialmente nei periodi di crisi. Risposta irresponsabile prima ancora che profetica da parte del maggior economista di riferimento a cavallo delle due guerre mondiali. Sarebbe già un grande risultato se oggi, alla luce della grave crisi che sta investendo l'area euro ( e non solo visto che le politiche keynesiane messe in atto dall'amministrazione Obama hanno di fatto sancito il default tecnico degli Stati Uniti!) con le economie degli stati maggiormente indebitati sotto la pressione speculativa dei mercati, si ammettesse la fallacia della dottrina keynesiana; invece a sentire il premio Nobel per l'economia Paul Krugman ci vorrebbe un maggiore stimolo, un maggiore indebitamento! «Similia similibus curantur»  sosteneva Samuel  Hahnemann   padre dell'omeopatia. Curare il male con lo stesso male, in attesa di una qualche riprova scientifica in medicina, non sembrerebbe una valida ricetta per l'economia ( l'esperienza quantomeno non aiuta...) anche perché se in America hanno Krugman in Italia abbiamo un certo Scilipoti...Forse piuttosto che prendersela con gli speculatori ( come prendersela con il termometro in presenza di febbre!) sarebbe il caso di puntare sulle liberalizzazioni accompagnate da un taglio deciso della spesa pubblica. Certo le condizioni non sono tra le più favorevoli specialmente dopo l'ubriacatura statalista post referendaria  sull'acqua "pubblica": ci troviamo di fronte un paese che, formatosi nella scuola di stato,  per la maggioranza rifiuta qualsiasi politica liberale. Purtroppo i demagoghi e i populisti di ogni colore avranno sempre vita facile e le ricette keynesiane rappresentano il grimaldello che consente loro di crearsi un vasto consenso popolare e clientelistico. Più Stato significa anche più corruzione e la soluzione non sono le sfilate degli indignati in servizio permanente e dei moralisti della prima ora sulle piazze bensì togliere potere decisionale alla politica e consentire quindi di liberare le risorse di cui è ricco il paese; un ricambio generazionale non solo politico ma anche imprenditoriale per far si che il Paese non resti sempre in mano ai soliti noti. Piuttosto che aspettare  di morire vediamo di far durare un po' di più questo «lungo periodo» facendo quelle opportune riforme che non saranno a costo zero ma che almeno consentiranno alle future generazioni di continuare a vivere nel benessere.