L'ISOLA CHE C'E

Lo Stato in concorrenza con se stesso


Se c’è una cosa che lo Stato riesce a far bene è quella di mettere i propri cittadini gli uni contro gli altri. La crisi economica mondiale, il rientro dal debito mediante le relative manovre ( e chissà quante ce ne saranno ancora se non si affrontano strutturalmente i problemi) hanno messo maggiormente in evidenza questa “specialità” leviatana. Basterebbe leggere i diversi gruppi che si sono formati su facebook: a coloro che vorrebbero che la manovra fosse pagata dalla Chiesa si sono aggiunti nelle ultime ore quelli che vorrebbero far pagare l’Ici ai sindacati, a Emergency, di togliere i privilegi fiscali alle  Cooperative Rosse e via di questo passo.La cosa che subito balza agli occhi è che in questo paese non vige lo stato di diritto ma una serie di privilegi che sono diventati impossibili da colpire e che costituiscono una palla al piede sulla strada di una eventuale crescita: un paese così paralizzato da un equilibrio precario fra vari interessi e dove non esiste stato di diritto ( basta menzionare le proposte della sinistra sui capitali “scudati”) non offre alcuna garanzia per qualsiasi tipo di investimento a cominciare da quelli stranieri. Soprattutto colpisce in senso negativo la mancanza di una cultura del diritto: se da una parte la sinistra vorrebbe recuperare fondi tassando ulteriormente i capitali scudati dopo che lo Stato aveva garantito ai possessori di chiudere definitivamente la vertenza dall’altra si è distinto particolarmente il Ministro Calderoli, prima prendendosela con i calciatori minacciandoli di tassarli il doppio se si fossero rifiutati di pagare il “contributo di solidarietà”, poi addirittura con gli orfani e le vedove accusandole di non avere mai lavorato. D’altra parte vuoi mettere chi ha dedicato la propria esistenza al servizio della famiglia, lavando, stirando, crescendo i propri figli senza mai un giorno di riposo con l’indefesso ministro impegnato a portare a spasso i maiali? Sono proprio sfortunate le donne italiane, conviene loro non sposarsi perché se vanno a lavorare fuori non usufruiscono di asili nido per i loro figli, se scelgono di lavorare ( sì, signor ministro, lavorare!) a casa poi se restano vedove vengono buttate in mezzo ad una strada. E meno male che questo governo era a favore della famiglia! David Hume parlava dell’adempimento delle promesse come una delle tre leggi di natura, fondamento della Grande Società. Giusto o sbagliate che siano le norme decise dal Parlamento ( benché il rientro molto “scontato”dei capitali dai paradisi fiscali non sia il massimo della correttezza ma ha contribuito ad alleggerire la precedente manovra), le decisione prese devono poi essere rispettate altrimenti il paese perderebbe di ulteriore credibilità. La mancanza di certezza del diritto è il punto centrale della mancanza di investimenti in Italia. Diritto cui dovrebbe sottostare anche il Ministro Calderoli!Poi piuttosto che prendersela con l’8 per mille destinate alle religioni sarebbe più utile pretendere questa procedura per pagare le altre tasse. Stabilito un tetto alla tassazione generale, stabilita la quota che si deve destinare allo Stato mi sembrerebbe giusto che i cittadini potessero scegliere dove destinare i propri soldi: per esempio dare una data percentuale alla sanità, alla sicurezza, alla giustizia, all’istruzione( magari con delle aliquote minime garantite) e perfino ai parlamentari. Se per “disgrazia” nessuno dovesse versare nulla alla classe politica si potrebbe sempre dare a tutti i politici un salario minimo… Questo potrebbe essere un tentativo di rendere competitivi i vari servizi che offrirebbe lo Stato ed ogni comparto dovrebbe regolarsi in base alle risorse ricevute. Certo non sarebbe la tassazione volontaria proposta da Ayn Rand ma un passo in avanti verso una maggiore trasparenza.