L'ISOLA CHE C'E

Democratici all'amatriciana


L’elezione di Riccardo Villari  a presidente della Commissione di Vigilanza Rai ha scatenato un vespaio di polemiche soprattutto
all’interno del partito democratico, suo partito di provenienza, e non solo. Per prassi( ma non per legge infatti quando fu istituita venne eletto un parlamentare della maggioranza) la presidenza di questa commissione ( così come le altre di controllo) viene affidata ad un membro della minoranza. L’opposizione aveva trovato un accordo nel nome di Leoluca Orlando, persona non gradita al centrodestra e per mesi si era avuta una paralisi istituzionale con interventi anche da parte del capo dello stato per sbloccare l’impasse in cui ci si era venuti a trovare. Poiché l’opposizione non proponeva una rosa di nomi la maggioranza della commissione ha deciso di votare un presidente ( appartenente all’opposizione) senza accordo preventivo; è stato votato quindi Villari con i voti del centrodestra, due del centrosinistra ed un astenuto. E’ stato votato quindi DEMOCRATICAMENTE, a maggioranza. Questo modo di procedere ha scatenato le ire dell’opposizione, Di Pietro come nel suo stile ha parlato di golpe, di dittatura argentina, di Videla : «mai visto in democrazia il controllato che elegge il controllore» tuonava…eppure, anche se forse inconsapevolmente, è stato anche magistrato ( povere università…) e avrebbe dovuto sapere che per esempio la magistratura elegge per due terzi il proprio organo di controllo ( ma forse la matematica non è il suo forte e pensa che due terzi siano meno della metà…). Ma se da Di Pietro ci si può aspettare questo non altrettanto dallo schieramento democratico ed in particolare dal suo leader Veltroni. Reduce dal “trionfo” americano ( snobbato dall’entourage obamiano e relegato negli ultimi posti nello stadio dove si svolgeva la convention democratica e dove cercava invano di vendere qualche copia del suo libro…) non ci si aspettava certo la lui definire “regime” una elezione democratica con voto a maggioranza, né di intimare a Villari di dimettersi minacciandolo di espellerlo dal partito.A pensarci bene però le similitudini tra lui e Obama e quelle tra il suo partito democratico e quello americano sono pressoché nulle. Tutti ricordano le famose primarie e soprattutto la composizione delle liste per le consultazioni politiche…altro che scelte democratiche.Né vale forse la pena ricordare ad “Obama” Veltroni che il vero Obama se vorrà scegliere nella sua amministrazione qualche repubblicano lo sceglierà LUI, non gli verrà imposto un nome dall’opposizione… «Meno male che abbiamo vinto in America-ironizzava Arturo Parisi autorevole esponente del partito democratico- altrimenti ci sarebbe da spararsi […] L’Abruzzo è difficile da conquistare ma, ero convinto, l’Ohio non ce lo avrebbe rubato nessuno ed è nostro». Sarebbe auspicabile che “Obama” Veltroni lasciasse da parte  le americanate e prendesse dal sistema americano le cose serie, quelle che hanno portato un outsider come Obama alla presidenza  degli Stati Uniti. Chissà se succederà mai nel “suo” partito “democratico”…