L'ISOLA CHE C'E

Kakà per Battisti


« Gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio» diceva un sempre irriverente Winston Churchill quando parlava degli italiani. Però forse nemmeno lui avrebbe  mai pensato che tutto l’armamentario calcistico sarebbe entrato così pesantemente nella politica italiana. Certamente la “discesa in campo” di Silvio Berlusconi, già presidente del Milan ha dato una grossa accelerazione in questo senso.Improvvisamente espressioni come “squadra di governo”, “arbitro”, “intervento a piedi uniti”, “campagna acquisti” sono diventate familiari nell’ambiente politico.  «Voglio fare l’Italia come il Milan» sembrava suggellare questa simbiosi politico-calcistica  ma il peggio doveva ancora venire. Tralasciamo i retroscena degli incontri internazionali ma frasi del tipo  « il Papa ha la stessa idea del Milan che è poi l’idea di Dio, la vittoria del bene sul male» credo sintetizzi più di ogni altra cosa la statura internazionale del nostro presidente del consiglio in carica. Capita comunque che nel marzo 2007  venga arrestato in Brasile, in fuga dalla Francia, un terrorista mai pentito condannato definitivamente per quattro omicidi e reati vari: Cesare Battisti. L’Italia ne chiede l’estradizione. Nel frattempo una certa intellighenzia di sinistra radical  chic francese, imitata da epigoni del sessantottismo( e non solo) italiano ( ricordo Berlinguer davanti ai cancelli della FIAT di Mirafiori e in prima fila nella lotta al terrorismo e per la legalità; difficilmente lo avrei visto raccogliere le firme per liberare ex-terroristi…) si mobilita per convincere il governo brasiliano a liberare Battisti. 
Al governo italiano però capita una grande occasione: la visita del presidente Lula nel nostro Paese. Da gran cerimoniere qual è  il presidente Berlusconi vuole stupire l’ospite e piuttosto che parlare di Battisti gli fa un bel regalo: la visita dei giocatori brasiliani del suo Milan! La foto riempie la prima pagina di tutte le più importanti testate nazionali e suggella il rafforzamento dell’amicizia tra l’Italia ed il Brasile. Amicizia però che dura pochissimo; è bastato che il governo brasiliano negasse l’estradizione per fare del Brasile il nemico numero uno. Dopo avere ritirato l’ambasciatore si pensa subito ad un boicottaggio; ma un boicottaggio serio, per esempio l’annullamento del programma Mediaset “La Fattoria” ( da svolgersi proprio in Brasile) ma cosa ben più grave l’annullamento dell’amichevole di calcio Italia-Brasile! Amichevole che qualora si faccia non vedrà certamente la presenza del ministro La Russa che già aveva comprato i biglietti! Comunque l’annullamento o meno della partita sta scuotendo il governo più della crisi economica mondiale. La vicenda sembrerebbe senza via d’uscita ma il presidente Berlusconi è capace di stupire con effetti speciali. Così come è riuscito a distogliere in parte l’attenzione dei media italiani nei giorni in cui il mondo guardava con grande trepidazione ciò che avveniva nella Striscia di Gaza; in quei giorni il presidente intervenendo in una trasmissione televisiva annunciava all’Italia e al mondo ( una specie di benedizione urbi et orbi milanista ) che Kakà sarebbe rimasto al Milan rinunciando ad una montagna di soldi. Si sono mobilitati quasi tutti, dal presidente della Repubblica Napolitano al ministro Frattini, da Daniela Santanchè ai familiari delle vittime del terrorismo. Soltanto oggi  Berlusconi ha speso qualche parola di circostanza; da lui però ci si aspetta un intervento politico, non giudiziario. Però al presidente del consiglio non mancano di certo le battute di spirito, specialmente se  di cattivo gusto; strano che non abbia pensato ad uno scambio Kakà-Battisti. Probabilmente perché tiene più al prestigio del Milan che a quello dell’Italia