LA QUERCIA EDITORE

Il Sogno di Ilaria


 Cari ragazzi, avete mai letto un libro intitolato Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare? L’autore è un cileno di nome Luis Sepùlveda, e la storia (nelle sue linee generali) è questa: Kengah, una gabbiana avvelenata da una macchia di petrolio (ce ne sono tante, sapete, in mare!) dopo una serie di peripezie riesce a consegnare a un gatto (di nome Zorba) il proprio uovo. Prima di morire gli fa giurare di averne cura fin tanto che non si schiuderà, e poi, a tempo debito, di insegnare alla creatura che ne verrà fuori, a volare. Ancora vi domando: avete mai letto un libro intitolato La collina dei conigli? L’autore si chiama Richard Adams, e questa è la storia: un gruppo di conigli sfugge come per miracolo alla distruzione della conigliera, e va alla ricerca di una “terra promessa”: terra che troverà dopo averne passato di tutti i colori. Si tratta di due capolavori (soprattutto il secondo) che vi invito senz’altro a leggere. Per qualche verso simile ai due racconti è questo Sogno di Ilaria. Qui leggiamo di una tenerissima (e quanto mai singolare) amicizia tra un gatto (Tritolo) e un pulcino (Piopio). Piopio ha perso la mamma, e chiede aiuto a un gatto e a una fanciulla di ritrovarla. L’istinto del gatto sarebbe di papparsi il pulcino, ma i sentimenti, e soprattutto la pietà, prevalgono. Così i tre si mettono in cammino, e alla fine raggiungono la meta. Dunque, cari ragazzi, nessun’ansia o preoccupazione: Piopio ritroverà la mamma (ridotta maluccio, ma pur sempre viva) e il racconto si chiuderà nel migliore dei modi. Ma l’autore di questo racconto (la cui “levità” –leggerezza- di scrittura, ricorda appunto i romanzi di Sepùlveda e Adams) intende anche sensibilizzare il lettore (piccolo o grande che sia) e per questo, quasi en passant (di sfuggita) presenta un problema serissimo: la crudeltà nell’allevamento delle galline. Si tratta di una tematica che sta molto a cuore allo scrittore, impegnato da anni nella lotta allo sfruttamento degli animali. Una tematica che l’autore spera possa costituire tema di dibattito e di confronto fra quanti leggeranno il volume. Un elogio a parte merita l’artista Silvana Verduci, che ha illustrato il libro. Nei tempi che furono (anni Sessanta) frequentai l’Istituto d’Arte, sezione grafica, e dunque ho titolo ad esprimere un giudizio di questi disegni. Si tratta di illustrazioni assolutamente in linea col testo (il che non sempre accade: spesso illustratori e scrittori procedono ognuno per una propria via) prediligendo la poesia (coi tenui colori del pastello, come si vedeva una volta nei sussidiari delle Elementari), l’ironia e l’umorismo. Illustrazioni adattissime per bambini e ragazzi, e anche qui –mi si perdoni le autocitazioni- ho titolo a parlare, avendo, come maestro elementare, dovuto per anni scegliere libri di testo da adottare. Io vorrei ringraziare Civita di averci dato questo bel libro, al quale auguro ogni fortuna. L’editoria italiana è in crisi anche per sovrabbondanza di libri inutili quando non dannosi. Ben vengano questi piccoli gioielli della narrativa. Marcello D’Orta