LA ROSA NERA

Post N° 26


Il soppalco aveva il pavimento di legno ed era per metà occupato da cianfrusaglie e per metà completamente libero; l’uomo strattonò la ragazza spingendola in un lato dopodichè prese un vecchio materasso dalla pila di cianfrusaglie e lo gettò vicino ai piedi di Simona che venne poi obbligata ad inginocchiarsi. L’energumeno le prese le braccia e, portandole dietro la schiena cominciò a legarle le mani incrociate; Simona sentiva la corda ruvida che cominciava a stringerle i polsi facendole male ed emise un mugolio di dolore quando venne serrato con forza il nodo. Fatto questo l’uomo scese al piano di sotto; Simona pensò che avrebbe potuto facilmente alzarsi ed allontanarsi una volta che gli uomini se ne fossero andati via, ma i suoi pensieri sfumarono vedendo l’energumeno riapparire con un’altra corda e quello che pareva essere un foulard. Subito il carceriere le afferrò saldamente le caviglie, e dopo averle unite cominciò a legarle strettamente; Simona cominciò a sudare freddo pensando di essere già perduta. Finito di legarle le caviglie l’uomo si pose dietro le spalle della ragazza e le infilò il foulard tra i denti annodandolo dietro la nuca; il bavaglio obbligava Simona a tenere la bocca quasi spalancata tanto era spesso; provò a serrare i denti spingendo in fuori il bavaglio ma non riuscì nel suo intento.   Lasciata sola Simona cominciò a divincolarsi leggermente, ma ogni movimento le provocava dolore alle caviglie e ai polsi tanto le corde erano strette. Allora provò a cercare di slegarsi i piedi portando le gambe di lato in modo da raggiungerle con le mani; toccò dapprima la morbida pelle, ma si rese conto subito che sarebbe stato tutto vano: il nodo delle corde dei piedi era stretto sul davanti e quindi irraggiungibile. La testa cominciava a scoppiarle per i tanti pensieri che le ronzavano: chi sarebbe arrivato per salvarla??? Chi sapeva della sua “missione”? – “mio Dio” pensò “nessuno sa che sono qui” – “forse qualcuno vedrà la mia macchina” “c…. l’ho nascosta”. Allora stremata dall’adrenalina si sdraiò su quel materasso lercio cercando di pensare a cosa fare.