LA ROSA NERA

Post N° 29


Per prendere tempo cercò di incominciare un discorso con il suo carceriere “cosa farete di me??” domandò “non sappiamo ancora, aspettiamo ordini” fu la laconica risposta dell’uomo che parlava con un forte accento che pareva essere slavo; “non racconterò niente a nessuno” disse allora Simona “non possiamo rischiare adesso che stiamo per terminare l’operazione” rispose l’uomo. Allora Simona provò a chiedere di lasciarla andare ma l’uomo si infuriò cominciando a blaterare qualche cosa nella sua incomprensibile lingua. L’uomo fece per tornare a legarla, ma Simona, facendogli vedere i polsi, gli chiese di non usare più quelle corde ruvide. L’uomo parve capire il problema e, aperto l’armadio della stanza ne estrasse un lenzuolo che strappò ricavandone due lunghe strisce di stoffa con le quali legò le mani e i piedi della ragazza. Tornò quindi ad imbavagliarla usando il foulard; Simona si pentì di non aver chiesto di usare un altro bavaglio, ma almeno non sentiva più le fitte dolorose ai polsi ed alle caviglie che comunque rimanevano molto ben legati e stretti come constatò quando cercò di divincolarsi. Si svegliò che fuori era ancora notte, ma la stanza era parzialmente illuminata dalla luce della luna; rimase un istante in ascolto cercando di percepire qualche suono, ma non sentendo nulla cominciò a divincolarsi e tentò di mettersi in ginocchio; il letto emetteva dei cigolii che venivano amplificati dal silenzio notturno, e Simona sperò che non venissero sentiti dai suoi carcerieri. Dopo molti tentativi riuscì a mettersi in ginocchio e da quella posizione cominciò a scrutare la penombra, quando l’uomo aveva aperto l’armadio aveva notato che un’anta era leggermente deformata e presentava quello che sembrava un pezzo di bordo tagliente. Rimase ancora un po’ in ascolto poi cominciò a provare a mettersi in piedi; essendo in ginocchio per potersi alzare passò le gambe legate di lato e posò i piedi per terra. Fu una sensazione piacevole sentire il fresco del marmo del pavimento sotto i piedi; una volta eretta cominciò a fare dei piccoli saltelli, uno per volta cercando di non perdere l’equilibrio. Nonostante fosse una notte fresca Simona cominciò a sudare per lo sforzo ed ad ogni saltello trasaliva in quanto sentiva il tonfo sordo dei piedi sul pavimento ed emetteva un leggero mugolio fortunatamente attenuato dal bavaglio. Finalmente dopo molti sforzi raggiunse l’armadio e dopo aver aperto l’anta cominciò a tastarla per cercare il bordo tagliente che trovò dopo poco; dopo molti sforzi riuscì a lacerare la stoffa quel tanto che bastava per fare forza e liberare le mani. Quindi sciolse le caviglie e si tolse il bavaglio.