VIPERA AEMME

di Alga Madìa - -ò

“Ma come fanno le segretarie con gli occhiali a farsi sposare dagli avvocati?” Lo cantava Antonello Venditti un po’ di anni fa. Ragazze che scoprivano la loro bellezza improvvisamente, scioglievano i capelli legati, toglievano gli occhiali  e, come per incanto, cambiavano fisionomia, come succedeva in “Gli uomini preferiscono le bionde”” a Marylin Monroe. Signore che poi, non oltre tre giorni dal fatidico si, dimenticavano la loro professione e cominciavano a godere del lavoro del proprio marito. Sono sempre esistite storie d’amore nei luoghi di lavoro, fra colleghi. Il lavoro è un luogo dove immancabilmente scaturiscono passioni, nascono amori, più o meno leciti. E già il punto è proprio questo: quando nasce un amore, non propriamente alla luce del sole, la gestione del rapporto diventa drammaticamente difficile, soprattutto quando lei è una sua stretta collaboratrice e lui il capo. Tutti sappiamo che una grande passione fa perdere un po’ il senno di se. Ma pochi sanno evitare che questa perdizione diventi platealmente riconoscibile. Così la fortunata avrà avanzamenti di grado, le chiavi della cassaforte, le password di accesso ai programmi segreti dell’azienda e  diventerà improvvisamente la compagna fissa della pausa pranzo e i loro sguardi d’intesa li capiranno pure le inanimate porte scorrevoli all’ingresso. I colleghi inevitabilmente noteranno che la segretaria del direttore ha talmente tanto lavoro che tutte le sere è costretta a rimanere in ufficio per almeno due ore. Quando si dice unire l’utile al dilettevole! Questo ad oltranza, finché dura l’idillio, mentre i due ritengono di essere gli unici depositari del loro unico grande amore, c’è qualche stakanovista, di quelli che fuori orario ha dovuto necessariamente terminare quella pratica urgentissima, che potrebbe riportare a tutto il reparto ciò che la sera prima ha visto e sentito. Magari condendolo con dettagli piccanti. Come dire il segreto di pulcinella. Fermo restando che un amore val sempre la pena di essere vissuto, varrebbe la pena di farsi furbi. Non per le chiacchiere che gratificano solo chi le fa, non per gli avanzamenti di carriera della preferita del sultano che sarebbe preferibile ottenere per merito, piuttosto che per prestazioni, ma per il rischio, sempre in agguato di vedersi entrare in ufficio, quando proprio non se lo aspetta nessuno, quella antipatica, perfida, iena della moglie.

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