VIPERA AEMME

VIPERA AEMME - I BAMBINI PADRONI DEL FERRAGOSTO


di Alga Madìa Nel gran caos di ferragosto il desiderio più grande è quello di trovare un angolo di terra che non sia super affollato. Accetto volentieri l’invito di amici a trascorrere questa giornata insieme a loro, nella loro casa di Sabaudia. Io e la mia amica ci sediamo su una panchina nella pinetina a ridosso del lago. E’ sempre bello questo posto, penso, ma quando proviamo a parlare, cercando pure di rilassarci, sistemandoci un po’ più comodamente, arriva un gruppetto di ragazzini che decidono di fare un torneo di calcetto. Tutti i bambini del comprensorio concentrati lì. Allora decidiamo di spostarci qualche metro più in la, così tanto per poter almeno sentire quello che ci diciamo. Un bambino, bello e biondo con faccia da teppista, arriva tutto sparato in bicicletta ed è costretto a frenare pure con i piedi, per quanto va veloce. “Che hai visto dove sono gli altri?” La mia amica glielo indica e lui ci dice con un po’ di fiatone che gioca a pallone pure lui, come il suo papà. Anzi, “papà viene a giocare con noi, fra un po’!” Il suo papà è il capitano (quello per eccellenza) di una importante squadra del campionato di serie A e, a guardarlo meglio, noto una gran somiglianza. La bellezza dei lineamenti della mamma, l’aria da teppistello del padre. Iniziamo a parlare ma dopo poco arriva un altro gruppo di ragazzi, con tanto di lattine di coca-cola che ci fanno capire le loro intenzioni. Decidiamo di metterci nella veranda di casa: lì almeno ci dovrebbero lasciare un po’ tranquille. Ci prendiamo un aperitivo e mentre stiamo immaginando un brindisi – io e lei – non si sa a chi, arriva Viola. Viola è una bambina dalla bellezza sconvolgente, nipote della mia amica. Quasi imbarazza guardarla. Ha due anni, parla perfettamente, muove le manine a supporto di ciò che dice. Capiamo che per parlare saremo costrette ad aspettare qualche giorno, magari domani, mentre Viola distribuisce le olive una per una, partendo dalla zia. Arrivano gli altri, ma lei tiene la conversazione coi  suoi lunghi capelli ricci, la bocca a cuore, sembra la piccola dei figli dei fiori. “Impunita” direi, per usare una parola rubata a qualche dialetto. L’attenzione si concentra esclusivamente su lei, sulle sue capacità di attrarre tutti, di tenere banco e quando per qualche minuto decide di andarsene col cugino a fare una passeggiata si crea un silenzio che nessuno sa compensare. Così piccola, così affascinante. Torna e ricomincia a distribuire bicchieri e si rinfresca le manine su una bottiglia ghiacciata. E’ lei l’attrazione della serata e lo capisce perfettamente, ne è già consapevole. Resta così Viola non lasciarti mai condizionare dalle cose della vita, se cedi un attimo solo, ti triturano. Viola al centro della scena. Una scena che nessun adulto sarebbe stato in grado di toglierle. chevipera@libero.it