VIPERA AEMME

LA VIPERA - A TUTTI I MIEI AMICI DI FB


Quando pensavo a Facebook e a tutti i social network, li immaginavo pieni di gente disperata che non riuscendo ad avere una propria vita sociale si accontentava di “migliaia” di amici virtuali. Ora, questo potrebbe essere pure vero per qualcuno e me ne dispiace: buona parte di umanità davanti ad un arido schermo; arido e freddo che non poteva trasmettere nessun tipo di emozione, di inflessione dei toni, di risate, di sorrisi. Lontano anni luce dal mio modo di essere, di cercare il sorriso e di concepire la vita. Poi un giorno, una sera di febbraio,  a casa mia, una persona prese il mio piccolo pc, se lo mise sulle sue ginocchia e, non so se si dica così, mi iscrisse a fb. Fece tutto: nome, pseudonimo, informazioni. Iscrizione coatta si potrebbe dire. Mi disse che ci avrei potuto mettere i pezzi che scrivevo. E io anarchica e irriverente, come sempre, snobbavo. Non mi collegavo mai e ci ho messo un po’, devo riconoscere, a capirne i funzionamenti. Qualche tempo dopo, non ricordo come, ho ritrovato i miei amici d’infanzia, quelli che non sapevo neanche se fossero vivi, con cui ho condiviso pomeriggi interi in giardino a giocare in bici, a ping pong nella rientranza dove c’era l’albero di banano, sull’albero di gelso (che non esiste più), eletto come nostra astronave. Ognuno di una nazionalità diversa. Tatiana Hawa Shedah che sta in California? Rola pure negli Stati Uniti, Amal in Grecia (la più vicina), Camillo, Hala e Huda, Leen, Ramzi, ma pure Rossana Sillano che abita a Latina, ma che non avevo incontrato per anni. (Ci incontreremo tutti ad Atene a giugno dell’anno prossimo, grazie a Fb). La cosa cominciava a non dispiacermi, snobbavo meno e il mio accesso si faceva più frequente. Una catena di persone che non avrei mai ritrovato nella vita neanche se fossi andata a Beirut, ad Atene, a Dallas. Mi emozionava questa cosa, mi divertiva, rispolverava in me antichi ricordi. Poi persone che conoscevo poco e che attraverso questo strano canale di contatto umano, prendevano più confidenza, quelli che mi lasciavano commenti su quello che pubblicavo, fino ad arrivare a compagnie frequenti e costanti, a chi mi fa compagnia in piena notte mentre aspetto che Francesco rientri o mi dedica una canzone. Un mondo parallelo di amicizie, di scambi, di opinioni, messaggi, inviti – spesso i più bizzarri - . Da piccola mi hanno insegnato che si può essere irriverenti, liberi, anarchici, con un solo obbligo: rispettare il mondo. Per stare bene nel mondo e con te stessa “dovrai imparare a chiedere scusa” e io oggi voglio chiedere scusa per essere stata presuntuosa, aver giudicato non conoscendo, lasciando spazio a preconcetti sciocchi. Vorrei ringraziare chi mi ci ha piazzato su questa diavoleria, perché anche se non cercherò mai e poi mai – oddio, never say never, visti i precedenti! – di fare amicizie per raggiungere un numero massimo di contatti o come spesso si dice di “amici”, terrò solo quelli che ritengo tali. Un abuso continuo di parole, non cadrò nell’errore di coinvolgere nello stravolgimento più totale anche la parola “amicizia” che ritengo ancora un valore nella mia vita. Io preferisco tenermi quelli che posso definire amici, le persone con cui sono in contatto e con cui quel contatto riesco a mantenere. A queste persone, che sono mie amiche, che mi cercano, mi mandano messaggi, idee, impressioni, canzoni, voglio dire grazie se in pochi mesi la mia vita si è arricchita di presenze gradevoli, simpatiche, a volte preziose. Grazie per gli auguri e per aver condiviso con me un giorno particolare che io avrei rimandato volentieri fra qualche decennio, reso comunque più piacevole da ben 167 amici. Anzi, 168 perché oggi inaspettatamente si è aggiunta Daniela (grazie). 168 singoli, distinti, GRAZIE. Una vipera  . . . romantica. P.S.: tanks so much to my foreign friends. With love. Alga