VIPERA AEMME

LA VIPERA - UN LUNGO VIAGGIO VERSO IL TRENO


di Alga MadìaUn impegno a Roma,decido di andare in treno. Latina non ha molto e tra quello che non ha c’è abbiamo pure la stazione ferroviaria. Ci vuole almeno un quarto d’ora per arrivare a Latina scalo. Cerco, come logica vuole, un parcheggio nei dintorni, ma sembra utopia. Tutto pieno zeppo. Mi sposto allontanandomi verso una specie di grande parcheggio. Pieno zeppo pure qui. Ampi  tratti di terreno incolto coperti di macchine parcheggiate in ogni angolo disponibile. Giro per almeno un quarto d’ora immaginando che da un momento all’altro esca fuori un posticino per me. Niente. Auto dove il parcheggio è vietato, in curva, nelle rotatorie. Mi comincio non solo a spazientire ma pure a pensare all’eventuale piano B: andare a Roma con la macchina e non pensarci più. Poi  lontano, lontano, vedo un posto vuoto. Non so se consentito o meno: mi ci infilo. Mi avvio a piedi e la stazione sembra un miraggio: lontanissima. Passo dopo passo arriverò. Fortunatamente ero partita presto e per  il mio appuntamento c’è ancora tempo. Mentre cammino penso a quanta rabbia i pendolari possano avere. Tutti i giorni questa storia, questa corsa al parcheggio, pure selvaggio. In realtà parcheggiano dappertutto, non so bene se consci del fatto che a Latina i controlli siano pressoché inesistenti o per la disperazione rischiano qualunque cosa, pure di tornare e non trovare più l’auto. Così mi immedesimo nella stanchezza di chi del treno ne ha bisogno tutti i giorni. Vagoni  pieni zeppi di gente e sporchi, una lunga giornata di lavoro e poi ancora corsa al treno per il ritorno, viaggio magari in piedi e infine il recupero dell’auto.  Guardo distrattamente sulla mia sinistra. Lavori in corso. Facessero un parcheggio, mi chiedo. Non resisto e devio, tardi per tardi almeno mi sincero che in questa città non è tutto da buttare via. Un grande recinto, all’interno nessuno, solo qualche gatto e un paio di lucertoline che si godono questo sole delicato d’autunno. Un cartello: lavori di costruzione di parcheggio modulare. Sempre la solita mal pensante, mi dico. Il cartello ha pure un’immagine. Una donna che si reca a riprendersi la sua auto: l’unica parcheggiata. Chi lo ha disegnato non ha ben presente il bisogno di quanta porzione di utenza dovrebbe servire, evidentemente. Leggo, in basso a tutto, delle date. Data inizio lavori  8. 08.2008; durata dei lavori 98 giorni; consegna lavori 13. 11. 2008. Qualcosa “stranamente” non deve aver funzionato come avrebbe dovuto. Mi arrabbio e ammetto la validità di certi detti popolari: a pensar male non si sbaglia mai. L’unico pensiero positivo che riesco ad immaginare è sperare che parcheggiare distanti dalla stazione possa avere un effetto involontariamente terapeutico. Una così lunga camminata dopo una faticosa giornata di lavoro può aiutare i pendolari a smaltire la rabbia di vivere in una città dove non abbiamo ancora ben capito quale cosa, fra migliaia, funzioni regolarmente, decentemente. Praticamente nulla. Ma continuiamo a pensare in grande!chevipera@libero.it