VIPERA AEMME

di Alga Madìa

Ecco, lo sapevo, prima o poi questo giorno sarebbe arrivato. Mi ritroverò fra qualche ora sbattuta sulla passerella  di ModaMedia, che inizierà stasera alle 21 e 30, a ripetermi per la 37° volta consecutiva: “Ma io che ci faccio qua?”  Mesi fa mi proposero di partecipare a questo evento che si svolge tutti gli anni  a Sabaudia e dove i giornalisti delle testate locali sfilano indossando abiti delle migliori marche, con la finalità di raccogliere fondi per la Lilt – in particolare per acquistare un microscopio di ultima generazione, per la diagnostica di particolari tipi di tumore. Il fine mi parve subito nobile e istintivamente risposi di si. Subito dopo iniziai a pensare:  “Tanto poi rinuncio.” Poi le prime mail con le indicazioni, le prime prove da Fabiana  Mastracci -la stilista che ha realizzato su me, l’abito che rappresenta l’elemento acqua – e a mano a mano che la cosa diventava seria cresceva la mia preoccupazione. Comincio a parlarne con i miei amici, non credo ce ne sia uno che non lo sappia, chiedo informazioni a chi ha già partecipato negli anni precedenti. Maria è la più seria nel giudizio: “Ci sono 5000 persone che hanno gli occhi puntati su di te, i riflettori addosso. Non è uno scherzo”. Bene, penso. Mi consola. E mentre penso cresce l’ansia “che faccio?”. Una di noi, per un impegno professionale è costretta a disdire la sua partecipazione e si apre la tragedia, il problema vero di sostituirla. Capisco che se facessi come il mio istinto comanda mi fucilerebbero, tra l’altro non avrei una scusa credibile. Continuo a domandare per esorcizzare la paura – se penso che non mi sono mai preoccupata davanti a niente e a nessuno e che invece questa cosa mi fa tremare … - così Alessia, Teresa, Sonia mi dicono che è divertente, basta non prendersi sul serio. Così anche il regista di questa manifestazione, Peppe Racioppi, mio grande amico dell’adolescenza, con cui iniziai il percorso universitario e che ritrovo dopo chissà quanti anni,  mi dice “Vedrai, ti garantisco che ci divertiremo, che è un modo divertente di fare qualcosa di buono”. Respiro, sospiro forse, ma l’ansia aumenta. I  miei amici ci saranno tutti, tranne uno che si trasferisce a Roma e proprio oggi trasloca. Ma la moglie, mia amichetta del cuore, sarà accanto a me dietro le quinte – in italiano mi pare si dica backstage! – pronta a darmi uno spintone e se necessario il classico schiaffone dedicato a chi va nel panico. Gli abiti sono bellissimi, le scarpe altissime – Fabiana ne ha scelte un paio, rigorosamente mie, con tacco alto 15 cm e plateau di 5. Che Dio me la mandi buona – anche se ultimamente devo riconoscere che non risponde poi molto alle mie invocazioni – e se cado? Mi rialzerò. Ho visto cadere una modella di Gucci perché gli si era infilato il tacco (15) nel brecciolino del giardino del “De Russie” che da sola si è rimessa in piedi, vuoi mettere io? Qualche mio amico si curerà di venirmi ad aiutare. Ne sono sicura. Conto su di lui.

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