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VIPERA AEMME - TOGLIAMO AL PUZZLE I TONI DEL GRIGIO

Post n°110 pubblicato il 28 Agosto 2010 da chevipera29

di Alga Madìa

Ma quanto ci vuole per conoscere una persona? Ricordo vagamente un detto che recitava più o meno così: non conosci il tuo prossimo fino a quando non ci avrai mangiato un sacco di sale insieme. Quando il sale non si vendeva in confezioni da un chilo, come oggi, ma in sacchi che ne contenevano 40, forse 50. Il conto difficilmente si può fare, ma va de se che deve trattarsi di un periodo di pratica effettivamente lungo. Così scopro che veramente non si finisce mai di scoprire le persone con cui ci si scontra nella vita. Pare sempre tutto così facile, tutti paiono libri aperti, che si leggono da soli. Persone che in una serata ti rovesciano addosso tutta la loro storia, la loro vita, i loro drammi. I rapporti personali con Tizio e Caio, quelli familiari, finanche quelle coniugali. Così, tu ascolti, ascolti, credi di capire chi hai davanti, ti fai un’idea. Nonna diceva che nessuno racconterà mai di non essere una brava persona … vero, ma quanto è dura accorgersene col tempo che passa, grazie esclusivamente al tempo che passa. Immagini di aver conosciuto una persona, un’amica, non solo piacevole, simpatica e con cui si sta bene insieme, poi piano piano emergono negatività macroscopiche, ma talmente giganti da stordire. Non possono essere comportamenti della stessa persona, pensi. Allora freni la negatività del tuo pensiero che ti si va insinuando nella testa. Aspetti. Una persona che ti era parsa intellettualmente onesta, ora si perde dietro a bugie – piccole e grandi – a silenzi. Come se improvvisamente si fosse assisa su di un piedistallo che, tra l’altro, non può competergli. Ma è la stessa persona che ti chiedeva aiuto, cui hai offerto la tua spalla, la tua comprensione, le tue serate? Come alla fine di un puzzle si incominciano a delineare i contorni del soggetto che si va componendo, i colori, le sfumature, tutti i toni del grigio e di cupo. Ma era tutto così colorato all’inizio! Ora, capisco perfettamente che si possa attraversare, nel corso della vita, momenti di difficoltà, momenti in cui si mette in discussione anche la stessa esistenza, ma a volte si perde il controllo ed il gioco sfugge di mano. A  volte tutta quella “sincerità” sbandierata, quel manifestare idee di giustizia, di libertà – mi chiedo poi perché sbandierarli, basterebbe comportarsi correttamente e non sarebbe necessario dire alcunché – si frantumano così facilmente che se ne rimane così colpiti, spesso affondati. Vabbè, non siamo tutti uguali, ma mi permetto di dire che ciascuno per proprio conto dovrebbe sentirsi addosso l’obbligo non di raccontare i fatti propri, a tutti i costi, ma di essere semplicemente leale. Ecco, io a quanti sbandierano tutte quelle parole altisonanti, che fanno sentire dalla parte dei buoni e dei benpensanti, consiglierei di aggiungerne una che potrebbe essere sfuggita: la lealtà. E chiaramente di praticarla. il resto fa parte del gioco della vita, ma al puzzle così, almeno un po’ di colore potrebbe essere aggiunto. Il grigio è un colore che non lascia intravedere più niente, spegne e copre tutto, anche quel po’ di colore che si intravedeva.

chevipera@libero.it    

 

 
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