Creato da LadyBella87 il 01/05/2009
 

Bella&Edward

Una storia D'Amore Pericolosa e Romantica

 

 

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La Mensa... prima parte.

Post n°4 pubblicato il 10 Maggio 2009 da LadyBella87

Fu in quel momento, seduta a pranzo, impegnata a conversare con sette estranei curiosi, che li vidi per la prima volta.Erano seduti nell'angolo più lontano e isolato della mensa. Erano in cinque. Non parlavano e non mangiavano, benchè ognuno di loro avesse di fronte a sè un vassoio pieno di cibo, intatto. Non mi stavano squadrando, a differenza della maggior parte degli altri studenti, perciò potevo osservarli tranquillamente, senza temere di incontrare uno sguardo un pò troppo curioso. Ma non furono questi particolari ad attirare, e catturare, la mia attenzione. Non si somigliavano affatto.

Dei tre ragazzi, uno era grosso, nerboruto come un sollevatore di pesi professionista, i capelli neri e ricci. Uno era più alto e magro, ma comunque muscoloso, biondo miele. Il terzo era smilzo, meno robusto, con i capelli rossicci e spettinati. Sembrava molto più giovane degli altri, che avrebbero potuto anche essere studenti universitari, o addirittura insegnanti. Le ragazze erano sedute di fronte a loro. Quella più alta era statuaria. Il genere di bellezza che si vede nei cataloghi dei costumi da bagno, di quelle che infliggono duri colpi all'autostima delle altre donne. Aveva capelli dorati, che le accarezzavano la schiena con un'onda delicata. La ragazza più bassa era una specie di folletto, magrissima, dai tratti molto delicati. I suoi capelli erano neri corvini, corti e scompigliati. Eppure, c'era qualcosa che li rendeva tutti somiglianti. Ognuno di loro era pallido come il gesso, erano i più pallidi tra tutti gli studenti di quella città senza sole. Più pallidi di me, l'albina. Tutti avevano occhi molto scuri, a dispetto del diverso colore dei capelli, e cerchiati da ombre pesanti, violacee, simili a lividi. Quasi avessero tutti trascorso la notte senza chiudere occhio, o si stessero riprendendo da una rissa. Eppure, il resto dei loro lineamenti era dritto, perfetto, spigoloso.  Ma non era questo il motivo per cui non riuscivo a distogliere lo sguardo. Li fissavo perchè i loro volti, così differenti, così simili, erano tutti di una bellezza devastante, inumana. Erano volti che non ci si aspetterebbe mai di vedere se non, forse, sulle pagine patinate di un giornale di moda. O dipinti da un vecchio maestro sotto fattezze di angeli. Difficile decidere chi fosse il più bello: forse la ragazza bionda e perfetta, forse il ragazzo con i capelli di bronzo. Tutti guardavano altrove, lontano dal loro tavolo, lontano dagli altri studenti, lontano da quasiasi cosa, per quel che potevo capire. Mentre li osservavo, la ragazza minuta si alzò con il vassoio in mano- bibita ancora sigillata, mela senza l'ombra di un morso - e si allontanò con una falcata veloce, aggraziata, da atleta. Meravigliata da quel passo di danza la guardai finchè, rovesciato il contenuto del vassoio nella spazzatura, sparì dalla porta secondaria a una velocità impensabile. Il mio sguardo guizzò di nuovo sugli altri, seduti esattamente come prima.

"

"E quelli chi sono", chiesi alla ragazza della lezione di spagnolo, di cui avevo dimenticato il nome. Mentre lei alzava lo sguardo per capire di chi parlassi - ma forse per il mio tono di voce l'aveva già intuito - lui la guardò, il più magro, il più giovane, quello con l'aria da ragazzino. Osservò la mia vicina per non più di una frazione di secondo, e poi i suoi occhi scuri lampeggiarono nei miei. Distolse lo sguardo all'istante, ancora più in fretta di me, che avvampando dall'imbarazzo, chinai subito il capo. In quella fulminea schermaglia di occhiate, la sua espressione rimase neutra, come se la mia vicina avesse pronunciato il suo nome e lui avesse alzato gli occhi involontariamente, ma già deciso a non rispondere.La ragazza fece una risatina imbarazzata e come me guardò verso il tavolo." Sono EDward e Emmett Cullen, Assieme a Rosalie e Jasper Hale". Quella che se n' è andata era Alice Cullen; vivono tutti assieme al dottor Cullen e sua moglie ,"  disse, con un filo di voce. Guardai di sottecchi quel bel ragazzo, che ora osservava il proprio vassoio e faceva a pezzi una ciambella con le dita lunghe e pallide. La sua bocca si muoveva velocissima, le labbra perfette si aprivano appena. Gli altri tre continuavano a guardare altrove, eppure mi sembrava che stesse parlando, piano, con loro. Nomi strani, poco diffusi, pensai. Nomi da nonni. Ma forse qui andava di moda: nomi da cittadina di provincia? Infine ricordai che la mia vicina si chiamava Jessica, un nome comunissimo. A casa avevo due compagne di classe che si chiamavano Jessica.
"" Sono... molto carini" , mi sforzai di minimizzare, ma non ero credibile.

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Commenti al Post:
ledamenelcastello
ledamenelcastello il 12/05/09 alle 10:18 via WEB
Pallidi come il gesso e occhi scuri, nomi strani...scopriremo il perchč spero presto..:-) bacio Bianca
 
ledamenelcastello
ledamenelcastello il 14/05/09 alle 09:22 via WEB
Buona giornata..B
 
 
LadyBella87
LadyBella87 il 17/05/09 alle 16:46 via WEB
buona giornata anche a te...
 
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