LEGA FANTACALCIO AQ

MORATTI MERDA


Complicarsi la vitaC’è sempre una prima volta. E l’Inter, proprio in queste ore, ce ne ha regalata una formidabile. Il titolo potrebbe essere: l'arte di complicarsi la vita. Succede questo: dopo aver portato a casa il terzo scudetto di fila, qualunque società di calcio avrebbe coccolato a vista l'allenatore protagonista dell’impresa. Qualunque società, meno una: l’Inter, appunto. Tutto si può dire di Roberto Mancini tranne che non sia un vincente. Lo è stato da calciatore (tra i più giovani debutti in serie A, a 16 anni), ha continuato a esserlo dalla panchina. Ha trionfato a Genova (sponda doriana), a Roma (sponda laziale), persino a Firenze dove, pur in una breve apparizione, ha conquistato una coppa Italia. E poi c’è l'Inter, ma qui siamo in un caso a parte. Il Mancio viene, vede e vince: due scudetti (più uno a tavolino), due coppe Italia, due supercoppe di Lega. Soprattutto, porta la cultura del successo in un ambiente imbattibile nello sciuparlo. E’ vero: in Europa le cose non sono andate benissimo. E’ vero: la sparata dopo l'eliminazione dalla Champions da parte del Liverpool (me ne vado, pianto tutti), per quanto mitigata la sera stessa, ha lasciato un’ombra nei rapporti col presidente Moratti e con una parte della squadra, che si è sentita scaricata dal proprio tecnico in un momento tanto delicato. Vero, infine, che tra le tante qualità di Mancini, la simpatia non sia tra quelle di maggior spicco. Però, però, però. Ha senso rischiare il molto di buono che si è accumulato in casa Inter in questi ultimi anni, giubilando il tecnico che l'ha permesso, oltretutto dopo un digiuno di quasi mezzo secolo? Ha senso affidare la guida tecnica a un altro genio scorbutico come Mourinho, che in Europa (a parte l'avventura col Porto) ha stentato tanto quanto col Chelsea, ma che costa come se di Champions ne avesse prese per le orecchie una decina? Se avesse contato qualcosa la logica, la conclusione di questa storia sarebbe stata una sola: Mancini all'Inter e, sotto la sua regia, via alle grandi manovre della campagna acquisti del Centenario. Ma siccome non sempre la logica ha la meglio, ci toccherà vedere un Mancini ricco come Creso (va liquidato, tra l'altro, il suo pingue contratto...) e felicemente a spasso, in attesa di un posto dove ricominciare a fare la cosa che gli riesce meglio, cioè vincere. E contemporaneamente sarà obbligo studiare le prime mosse dell’astuto Mourinho, nuovo e 12° allenatore dell’era Moratti: più o meno, uno in media a stagione, senza contare i ritorni di Hodgson e Castellini.