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DA QUESTI DUE INETTI E DALLA CAMORRA

 

 

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Ancora impunito il resposabile della catastrofe

Post n°106 pubblicato il 20 Febbraio 2008 da liberiamonapoli

LA DOMANDA È SEMPRE LA STESSA, ogni settimana più impaziente, più pressante. Noi, cittadini dell’infelice regione tuttora amministrata da Antonio Bassolino, vogliamo sapere se e quando la Procura della Repubblica di Napoli si deciderà a portare avanti serie indagini geologiche, epidemiologiche e patrimoniali sull’intero territorio regionale e su tutti i pubblici amministratori coinvolti. Non ci possiamo accontentare di affermazioni generiche, del tipo “abbiamo indagini a più livelli”. Non ci sta bene che, a quasi tre lustri dall’inizio della catastrofe ambientale, sanitaria ed economica che si è abbattuta sulla Campania, sette anni dopo la denunzia pervenuta all’ufficio inquirente, si continui ad aspettare Godot. È tempo che il responsabile dell’avvelenamento della terra, dell’aria, dell’acqua, degli uomini, degli animali e delle piante di questa regione abbia un nome, un cognome, delle adeguate imputazioni e delle misure che gli impediscano di continuare a nuocere. Il silenzio, le affermazioni vaghe, i rinvii, la persecuzione di responsabilità marginali non ci possono bastare. Giustizia va fatta! Non possiamo attendere che una nuova bolgia dell’inferno accolga gli autori del massacro ed i loro complici per immergerli interamente in un fiume bollente di fetidi percolati! Il commissario straordinario Gianni De Gennaro, non ancora attrezzato per i miracoli, ha dovuto fermarsi e ricominciare daccapo. Egli ha scoperto quel che doveva rimanere nascosto, che, cioè, i manifestanti di Pianura, come quelli delle altre località condannate a lenta morte per diossine e neoplasie, avevano perfettamente ragione. Quelle discariche erano pericolose e non s’avevano a fare! De Gennaro ha scoperto che il commissariato per le bonifiche, disciolto a fine dicembre, ha speso i quattrini dei contribuenti senza bonificare un bel niente! I progetti di riqualificazione delle discariche chiuse non sono mai partiti. In dodici anni (tanti ne sono passati dalla chiusura del sito di Pianura) non si è fatto null’altro che dilapidare i quattrini dei contribuenti. De Gennaro ha precisato che solo grazie “ai recenti accertamenti del genio militare è emerso che a Pianura, Parapoti, Difesa Grande, Villaricca ci sono infiltrazioni di percolato che provocano gravi rischi di crollo”. Così, anche il programma minimo, la gestione dell’immediato, la speranza di sgombrare le piramidi ed i grattacieli di rifiuti, che rappresentano ormai la nuova immagine di Napoli nel mondo, si è dovuto fermare. Ci sono un milione di tonnellate di rifiuti nelle strade. Altri se ne producono ogni giorno. Ne manderemo, si spera, duecentomila in Germania, dove gli operosi tedeschi le utilizzeranno per produrre ricchezza. E le altre ottocentomila? “Qualcuno mi ha trasferito dati falsi”, ha spiegato De Gennaro. Chi è questo qualcuno? Non certo i colpevoli per definizione, come la camorra e le ditte inadempienti a contratti miliardari per l’inceneritore mai costruito. Sono i pubblici uffici che forniscono i dati sui quali il commissario straordinario avrebbe dovuto lavorare. La Procura aspetta di capire “se l’eventuale trasmissione di dati falsi è stata provocata da dolo o negligenza”. Le parole, però, debbono avere il loro significato. La negligenza può produrre un errore, ma la falsità e sempre effetto di dolo. La Procura, però, preferisce aspettare ancora. Non ha potuto fare a meno, nei mesi scorsi, di contestare, al governatore ancora in carica con la sua giunta rimpastata, due diverse ipotesi di falso in atto pubblico. Spera ancora, però, che ci siano soltanto negligenze. Chi ha fornito i dati falsi? Chi aveva interesse a far credere che, dopo quasi tre lustri, la grassa mangiatoia potesse continuare a funzionare senza che nulla fosse accaduto? Che i rifiuti si potessero continuare a spostare da una parte all’altra, rendendo sempre più infette l’acqua, la terra e l’aria di questa regione, uccidendo un numero sempre maggiore di esseri umani, di animali e di piante? Che fosse possibile ed opportuno continuare ad arricchirsi, trasformando l’opera del Creatore in una landa devastata, in una succursale dell’Inferno, in una provincia dell’impero di Satana? Andrà a finire che responsabile dello sconcio immane sarà stato un tecnico, un impiegato, un usciere, un qualche povero cristo che, magari, avrà pure contribuito, in minima parte, alla grande ruberia, intascando qualche straordinario in più. C’è già chi parla delle difficoltà d’indagine derivante dal susseguirsi dei diversi commissari. Vogliamo cercare le responsabilità di Bertolaso, di Pansa e di tutti gli altri infelici servitori dello Stato che hanno dovuto, quasi immediatamente, gettare la spugna? Potrebbero, forse, averne una sola: non avere avuto il coraggio di denunziare l’imbroglio. La colpa sarà, allora, del mago Bacù o di Amelia, la fattucchiera che ammalia. Vogliamo incominciare ad essere seri? Finiamola, una buona volta, con i soliti ignoti. Proviamo a chiedere agli uomini, alle donne, ai bambini che soffrono per questa calamità chi sono i colpevoli. La gente lo sa. La gente, ormai, ha perso la pazienza. Non vuole più sentir parlare di Rinascimenti fasulli. Sogna, soltanto, un minimo di normalità. Ed una briciola di giustizia.

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