ISTANTANEE EMOTIVE

ESSERE RICORDATI VUOL DIRE NON MORIRE


Ricordo da bambino la replica di una trasmissione televisiva in cui Vittorio Gassman recitava una poesia di un autore greco dei primi del novecento, Kriton. Un poeta della resistenza. Era quella un'epoca in cui c'era un solo canale Rai. Un epoca in cui non c'era la prescrizione dei reati ed un assolto per mancanza di prove si ritirava dalla politica per la vergogna. Ricordo come fosse ora mio fratello maggiore registrare con un registratore della Castelli quei pochi minuti su di una cassetta della TDK. Era un epoca in cui l'Amministratore Delegato della FIAT guadagnava quaranta volte un operaio e non quattrocentovolte, così da assumere anzicchè licenziare. La voce di Gassman mi è rimasta così impressa nella memoria, con la sua cadenza e quelle pause studiate. Un attore straordinario che renderebbe stupenda anche la lettura dell'elenco telefonico. La poesia si chiama Testamento. Leggetela immaginando la sua voce. Io su internet non sono riuscito a trovare quella vecchia registrazione, ma se qualcuno ne è in possesso mi farebbe piacere riceverla.Non voglio che tu sia lo zimbello del mondo.Ti lascio il sole che lasciò mio padrea me. Le stelle brilleranno uguali, e ugualit’indurranno le notti a dolce sonno.Il mare t’empirà di sogni. Ti lascioil mio sorriso amareggiato: fanne scialo,ma non tradirmi. Il mondo è poverooggi. S’è tanto insanguinato questo mondoed è rimasto povero. Diventa ricco tuguadagnando l’amore del mondo.Ti lascio la mia lotta incompiutae l’arma con la canna arroventata.Non l’appendere al muro. Il mondo ne ha bisogno.Ti lascio il mio cordoglio. Tanta pena vinta nelle battaglie,vinta nelle battaglie del mio tempo.E ricorda. Quest’ordine ti lascio.Ricordare vuol dire non morire.Non dire che sono stato indegno, chedisperazione m’ha portato avanti e son rimastoindietro, al di qua della trincea.Ho gridato, gridato mille e mille volte no,ma soffiava un gran vento, e pioggia e grandine:hanno sepolto la mia voce. Ti lascio la mia storia vergata con la mano d’una qualche speranza. A te finirla.Ti lascio i simulacri degli eroicon le mani mozzate,ragazzi che non fecero a tempoad assumere austere forme d’uomo,madri vestite di bruno, fanciulle violentate.Ti lascio la memoria di Belsen e di Auschtwitz.Fa presto a farti grande. Nutri beneil tuo gracile cuore con la carnedella pace del mondo, ragazzo, ragazzo.Impara che milioni di fratelli innocentisvanirono d’un tratto nelle nevi gelatein una tomba comune e spregiata. Li chiamano nemici: già! I nemici dell’odio.Ti lascio l’indirizzo della tombaperchè tu vada a leggere l’epigrafe.Ti lascio accampamentid’una città con tanti prigionieri:dicono sempre si, ma dentro loro mugghial’imprigionato no dell’uomo libero.Anch’io sono di quelli che dicono di fuori,il si della necessità, ma nutro, dentro, il no.Così è stato il mio tempo. Gira l’occhiodolce al nostro crepuscolo amaro.Il pane è fatto pietra, l’acqua fango.La verità un uccello che non canta.E’ questo che ti lascio. Io conquistai il coraggiod’essere fiero. Sforzati di vivere. Salta il fosso da solo e fatti libero.Attendo nuove. E’ questo che ti lascio. KRITON ATHANASULISBUON INIZIO SETTIMANA A TUTTI VOI