La concezione romantica di poeta maledetto appare per la prima volta in Francia nel 1832 in un’opera del poeta Alfred de Vigny, nella quale si affrontava il difficile rapporto tra società e poeti. Ma è solo con Verlaine e la sua opera “poéte maudit” del 1884 che si ha la definita legittimazione dell’espressione con la quale tutt’oggi si indica un poeta e più in generale qualunque artista di talento che, incompreso, rifiuta i valori della società in cui vive finendo per condurre una vita asociale ed autodistruttiva, attraverso lo smodato uso di alcool e droga, esibendo uno stile di vita marcatamente provocatorio e pericoloso. Dal maledettismo francese agli scapigliati italiani vi è tutto un susseguirsi di artisti, fino ai giorni nostri in tutto il mondo e in tutti campi artistici. Quel senso di “ribellione all’ordine costituito” non sta a me dire se può essere collegato a discorsi di altra natura. Questa poesia è solo una mia dedica a tutti loro ed un pensiero che va anche alla piccola e matta Amy Winehouse, perché la depressione è una malattia, non uno status mentale riservato agli indigenti. Debole ma grande come artista. Genio e sregolatezza perché, come diceva Aristotele, “Non esiste grande genio senza una dose di follia”.
I POETI MALEDETTI
Beffarda sorte la vostra,
maledetti dalla vita
prima ancor che dai critici.
Né l'una né gli altri
han compreso
quale mortale assenza
li rese simili a campi
mai irrigati,
loro che pure tanto
amavano la vita.
Dalla raccolta FOTOGRAFIE
Buona settimana a tutti
Inviato da: cassetta2
il 13/04/2021 alle 15:40
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