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Messaggi del 29/09/2014

NE' PECORA NE' PASTORE

Post n°387 pubblicato il 29 Settembre 2014 da Redendacc
 
Foto di Redendacc

Tutte le religioni non sono altro che una costruzione mentale umana, tanto nei contenuti quanto nei contenitori. Costruzione umana che, in quanto tale, è imperfetta, ricca di contraddizioni, errori ed assurdità, poiché fa parte della natura umana essere in tal modo. L’uomo è capace di stuprare un bambino, sterminare una popolazione, ma anche di sbarcare sulla Luna o scoprire la penicillina. Dunque è in tale ottica che tutti i credenti di tutte le religioni dovrebbero vedere la loro struttura e i relativi diktat.

Ciascun essere umano che sente questo irrefrenabile bisogno di spiritualità dovrebbe quindi andare oltre la struttura umana delle religioni e ragionare in termini più ampi e universali. Purtroppo la Storia, anche quella più recente, ci dimostra, invece, che le religioni fanno ed hanno fatto più vittime della peste e delle catastrofi naturali messe insieme. Questo perché non sono credenti, ma creduloni. Una credulità “ovina” e “non pensante” delle masse sfruttata da pochi pastori. Quando poi il pastore di turno è anche un fanatico sanguinario assistiamo a tragedie che hanno riempito la storia dei secoli scorsi, ma anche la cronaca quotidiana. Del resto la gestione delle masse viene da sempre usata non solo a livello religioso, ma anche politico. Un’arte antica come la civiltà stessa.

Basta non essere omologato alla massa per essere un pericolo, un infedele. Se si riuscisse invece a superare la struttura-stortura delle differenti religioni, ci si accorgerebbe come la necessità di un Altro Superiore sia, in realtà, comune a tutti gli esseri umani, così come la paura della morte e la conseguente speranza di una vita oltre la morte, neanche troppo ben celata dietro la convinzione dell’esistenza dell’aldilà e della resurrezione, o della reincarnazione presente in alcune religioni orientali. Le differenze tra le varie religioni sono dovute, in sostanza,  solo alle personalizzazioni locali maturate nel corso dei secoli.

In realtà non occorre che ci sia un dio per capire che è sbagliato uccidere un proprio simile o non vivere in sintonia con la nostra biosfera. Perché già in natura qualunque animale sociale rispetta questi due principi basilari a garanzia della sopravvivenza della propria specie. Qualunque animale sociale sente il bisogno di essere gestito da un capo che sappia governare il branco in modo da assicurarne la sua conservazione e la sua sopravvivenza. La stortura umana consiste nel fatto che diventare capobranco ha rappresentato, nel tempo, sempre più spesso un’occasione per vivere di privilegi invece che per essere guida sicura e affidabile del gruppo (instrumentum regni) e di questo degradamento verso il basso hanno fatto parte anche le religioni. Così il pastore si è fatto lupo, nell’indifferenza e nell’ignoranza delle pecore.

Senza arrivare al significato negativo che già Lucrezio (religione refrenatus) fece derivare dall’etimologia del termine religione (re-ligare), è certamente incontestabile di quale freno per il progresso e la condivisione della conoscenza e di quante guerre e vittime innocenti siano state responsabili le religioni nel corso dei millenni.

Forse è giunto il momento di far fare alla civiltà umana un ulteriore passo in avanti, per evitare di precipitare rovinosamente. L’Umanità è come un bambino che, alle soglie dell’adolescenza, deve capire che Babbo Natale non esiste. Forse è giunto il momento di non ragionare più, in piena globalizzazione commerciale, in termini individuali ma collettivi. Una globalizzazione, cioè, anche intellettuale. Forse è il momento di accorgersi che gli individualismi, religiosi o politici che siano, hanno portato il mondo, economicamente ed ecologicamente, sull’ orlo di un precipizio, o quanto meno di un radicale e doloroso cambiamento per tutti.

Continuare a ragionare con l’io, il tu o il lui, invece del noi non è più sostenibile, da nessun punto di vista. Non importa di che religione sei, non importa di che razza sei, premesso che scientificamente esiste una sola ed unica razza umana, malgrado quel che pensano i vari razzisti di turno. Non è più possibile continuare a dividere il mondo umano in pecore e pastori, stando ben attenti a distinguere le varie razze di pecore e di pastori, rigorosamente in perenne lotta tra loro per dimostrare che “il mio gregge è superiore al tuo”. Quello che conta è che ci devono essere dei valori universalmente riconosciuti, da rispettare e difendere, con o meno la presenza di un’Entità Superiore origine di tutte le cose. Nel rispetto di tali valori il benessere deve essere collettivo e non individuale e deve essere compatibile con l’ecosistema. Creare una coscienza collettiva, lavorando sulle nuove generazioni. Trasformare le pecore in esseri pensati autonomamente e con cognizione di causa, affinché i lupi travestiti da pastori possano essere smascherati. Prendere coscienza di un concetto tanto banale quanto fondamentale che, nella più inflazionata delle figure retoriche, siamo tutti nella stessa barca e dobbiamo iniziare a remare nella stessa direzione e con lo stesso ritmo, a prescindere dal posto a sedere che si occupa. Occorre abbandonare, cioè, la visione miope, egoistica ed arcaica del mondo.

L’unico futuro che riesco a immaginare è questo. Tutto il resto appartiene a un passato che rischia di funzionare da pesantissima zavorra che può pericolosamente trascinarci a fondo senza via di scampo.

In quel futuro che io sogno l’esistenza o meno di un Altro Superiore diviene quasi marginale.

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: Redendacc
Data di creazione: 16/02/2011
 
 

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